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Il mondo ecumenico piange la scomparsa di John Doom

Il giorno di Natale è morto all’età di 80 anni John Doom, figura di spicco nel panorama ecumenico internazionale e portavoce delle popolazioni dell’oceano Pacifico nella loro disperata lotta contro gli esperimenti nucleari. Doom era infatti nato nel 1936 a Papeete, nella Polinesia francese, nel pieno quindi di quell’area geografica che comprende anche l’atollo di Mururoa, divenuto tristemente noto alle cronache per i ripetuti test atomici che i governi francesi vi hanno  messo in atto, sconvolgendo irrimediabilmente l’habitat e le condizioni di vita di flora, fauna e esseri umani. Divenuto diacono della Chiesa protestante Ma’hoi (partner anche della Chiesa valdese in quanto entrambi rappresentati nella Cevaa, la Comunità delle chiese in missione, e nel Cec, il Consiglio ecumenico delle chiese) nel 1962. Dal 1971 al 1988 ha ricoperto l’incarico di segretario generale della Ma’hoi, denominazione riformata presbiteriana creata dai missionari prima inglesi e quindi francesi a cavallo fra 1700 e 1800. Per oltre vent’anni è stato membro del comitato esecutivo della Conferenza delle chiese del Pacifico (1966-1989). All’interno del Consiglio ecumenico delle chiese John Domm ha fatto parte della Commissione per i problemi internazionali delle chiese dal 1983 al 1989, ed è stato eletto nel Comitato centrale del Cec dal 1976 al 1983. Nel 1989 è stato nominato segretario esecutivo del Cec per la regione del Pacifico, incarico mantenuto fino al pensionamento del 2000. Doom è stato inoltre co-fondatore e coordinatore dell’associazione dei lavoratori nucleari della Polinesia francese, testimone oculare fra le altre cose del primo test francese nel Pacifico, datato 1966. Dai primi anni ’80 del secolo scorso la chiesa Ma’hoi  è stata fra i primi soggetti a denunciare ufficialmente tali esperimenti. Fu l’avvio di un percorso sfociato  nel settembre di quest’anno nella decisione del sinodo locale di citare in giudizio la Francia davanti alle Nazioni Unite per crimini contro l’umanità. Sono state dal 1966 al 1993 ben 193 le esplosioni atomiche, pressoché tutte superiori alla potenza sprigionata a Hiroshima e Nagasaki, che lasceranno un eredità da smaltire in centinai di migliaia di anni, mentre la popolazione muore o nasce ancora oggi con malformazioni devastanti. Quando poi nel 1995 gli esperimenti ripresero a Mururoa Doom inviò 80mila cartoline di protesta al governo di Parigi per manifestare tutto il disaccordo delle popolazioni locali

«Ispirato dal messaggio ecumenico di papa Giovanni XXIII e dalla chiamata del nostro Signore all’unità, ha fatto del dialogo e della comprensione reciproca la sua ragione di esistenza, e tali sforzi continuano a essere fonte di ispirazione per i tanti benedetti dall’averlo conosciuto e dall’aver lavorato con lui – ha ricordato in una nota il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Cec- . Doom veniva da un luogo che appare un puntino minuscolo sulle mappe, ma il suo impegno in grandi fatti e vicende attraverso la fede testimoniano la sua caratura. Penso in primis alle battaglie per arginare i test atomici nel fragile ecosistema della sua terra, la Polinesia»

Immagine: Peter William/Cec