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Irlanda del Nord: per la prima volta livelli di occupazione uguali fra cattolici e protestanti

Per la prima volta, nell’Irlanda del Nord, le statistiche mostrano una sostanziale parità nelle percentuali relative ai lavoratori cattolici e protestanti. I dati si riferiscono al Report sulle religioni 2015 della Rilevazione sulla popolazione attiva (16-65 anni) compiuta dalla Northern Ireland Statistics and Research Agency (Nisra), che ha analizzato la tendenza degli ultimi 25 anni (1990-2015). In questo lasso di tempo la situazione appare cambiata sotto diversi aspetti.

I dati mostrano che se da un lato la percentuale di lavoratori protestanti è calata del 12% (dal 56 al 44%), i cattolici sono cresciuti del 6% (dal 38 al 44%), portando alla parità le due componenti, che attualmente rappresentano entrambe il 44% della forza lavoro.

Nel frattempo, però, si rileva che la percentuale di coloro che si definiscono appartenenti ad altre religioni o a nessuna è raddoppiato, passando dal 6 al 12%.

Un altro dato emerso riguarda l’uguaglianza, anch’essa riscontrata per la prima volta, nel rapporto fra popolazione attiva e inattiva nelle due confessioni: mentre nel passato nella popolazione protestante si riscontravano maggiori livelli di occupazione rispetto a quella cattolica, il cui tasso di disoccupazione era doppio (il 18% contro il 9%), nel 2015 quest’ultimo si è attestato al 6% per entrambe le confessioni. Ora le percentuali di occupati convergono, mostrando il 68% per i protestanti e il 67 per i cattolici.

Rimane ancora, in quattro dei tredici settori industriali considerati, una disparità, che è maggiore negli ambiti agricolo, forestale e della pesca, con un 65% di lavoratori protestanti contro 35% di cattolici.

Un’altra differenza significativa persistente è che la percentuale di giovani (16-24 anni) disoccupati è più alta fra i protestanti (24%) che fra i cattolici (18%). Mentre questi ultimi hanno raggiunto una maggiore proporzione nella popolazione attiva, i protestanti sono più presenti nella popolazione anziana.

L’economista Esmond Birnie, commentando i dati osserva che sebbene il divario fra le due percentuali sia stato colmato, «il dato di per sé non significa automaticamente che la discriminazione religiosa esistesse nel passato e oggi sia stata eliminata, inoltre è basato su un sondaggio, per cui contiene un margine di errore. Va notato sicuramente che una proporzione crescente di dichiara non appartenente a nessuna delle due confessioni».

Immagine: via Flickr – William Murphy