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«I siciliani» son tornati. Un bollino di qualità

L’ultimo numero della rivista «I siciliani» era uscito nel marzo 2015, poi, alcune difficoltà ne avevano compromesso la pubblicazione. Oggi questa rivista storica – nata per contrastare qualsiasi fenomeno mafioso e fondata da Giuseppe Fava nel 1983 – è tornata a combattere grazie ad una bella redazione di giovani che riesce a raccontare storie di resilienza e di contrasto alla criminalità.

Ieri a Roma è stato presentato il nuovo numero insieme al direttore Riccardo Orioles, collega storico di Fava (assassinato da «Cosa nostra» nel 1984 dopo appena un anno di pubblicazioni), presso la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi).

Il numero dato alle stampe è dedicato al lavoro giornalistico e lo strillo di apertura è una vera e propria provocazione: «Rischiare la pelle per tre euro e senza contratto. Ma davvero voi italiani ci volete così?».

Orioles ha voluto soffermarsi, proprio nella casa dei giornalisti, sulla crisi dell’editoria e sulle difficoltà che, ogni giorno, giornalisti e giornalismo affrontano. Orioles non ha dimenticato il ruolo dei direttori dei giornali e le «responsabilità dei padroni, che vorrebbero un’informazione sempre più intesa come propaganda e in redazioni sempre più sguarnite con giornalisti che lavorano per pochi euro “a pezzo” rischiando la pelle».

In effetti, è così e lo si evince dal Rapporto annuale di Ossigeno per l’Informazione (l’Osservatorio promosso dalla Fnsi e l’Ordine dei giornalisti), solo nei primi 188 giorni del 2017 sono state documentate minacce a 181 giornalisti, suddivise in 39 aggressioni fisiche, 58 avvertimenti, 5 danneggiamenti, 65 denunce e azioni legali, 14 ostacoli alla libertà di informazione.

«Dobbiamo evitare di isolare e lasciare soli i colleghi che contrastano con il loro lavoro le mafie e il malaffare – ha ricordato in conferenza stampa Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi –. Quando qualcuno viene minacciato dobbiamo immediatamente riprendere e illuminare le sue inchieste». Giulietti, ha colto l’occasione per lanciare un appello al servizio pubblico «affinché crei un osservatorio sulla legalità e sulla libertà di stampa che si occupi di monitorare i casi dei giornalisti minacciati e di rilanciare e amplificare le loro inchieste».

È un giornalismo giovane, sulle orme di Giuseppe Fava, quello proposto da «I siciliani», che passa dalla rete e arriva nelle città, anche in edicola, per denunciare i poteri forti e quelli occulti e le nefandezze di «Cosa nostra», raccontando le storie di chi l’ha contrastata e tutt’ora la contrasta. Una rivista che raccoglie le voci di coloro che non si arrendono alle illegalità.

«Ci siamo costituiti in una associazione culturale: “I Siciliani giovani”, che accoglierà tutti i componenti delle tante redazioni sparse da nord a sud, e chi vorrà affiancarci», ricordano i redattori sul sito, «perché pensiamo che questo percorso collettivo vada sostenuto economicamente partendo dal basso, partendo da voi. Basterà contribuire con quello che potrete».

Un saluto particolare alla nuova pubblicazione è arrivato dal Attilio Bolzoni, giornalista de L’Espresso che, dagli anni settanta, racconta la mafia e la Sicilia: «è un piacere il ritorno de “I Siciliani” – ha detto Bolzoni chiudendo ieri l’incontro – perché con questo giornale sapremo un po’ di cose in più sulla mafia che in questi anni è tornata a colpire mentre la stampa italiana si voltava dall’altra parte. Questo giornale può rompere quel muro di omertà che c’è in Sicilia e ravvivare quel clima pessimo che si è creato e che ricorda molto il clima degli anni a cavallo tra i ‘70 e gli ‘80. Allora la mafia sparava e uccideva, oggi gli strumenti per mettere a tacere la stampa e i cittadini onesti sono altri. Ma non possiamo dire che siano meno efficaci».

La rivista è realizzata da una nuovissima generazione di giornalisti con base a Catania e da collaboratori sparsi in tutta Italia e Orioles ha lanciato una proposta per tutelarli: «vorremmo che venisse istituito un bollino di qualità sindacale ed etica per i prodotti informativi e per le aziende che producono informazione», proposta sostenuta anche dalla portavoce nazionale di Articolo 21, Elisa Marincola che, sentita da Riforma.it, ha dichiarato: «Come per i certificati degli alimenti, anche le testate giornalistiche devono poter garantire a lettori e spettatori il rispetto di leggi sul lavoro, contratti, presenza di giornalisti giustamente contrattualizzati. Questo per qualificare l’informazione fornita, che può essere tale solo se libera dal ricatto del precariato estremo. Ed anche per accedere alle eventuali agevolazioni o contributi pubblici. Il ritorno in edicola de “I Siciliani giovani” – conclude Marincola –  è una doppia buona notizia: riprende il testimone di una testata storica e con una redazione giovane e diretta da un pilastro del giornalismo d’inchiesta, inoltre, con questo giornale sapremo un po’ di più della collusione tra mafia e magistrati, imprenditori, politici, mentre in giro per l’Italia, e non solo a Catania, spesso si tende a non voler vedere».