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Alluvione un anno dopo: c’è ancora molto da fare

A un anno dagli eventi alluvionali che hanno colpito duramente tutto il Piemonte, non tutti i problemi sono risolti. A seguito della rilevazione dei danni, i tecnici della regione avevano segnalato le opere da fare dividendole tra somma urgenza e semplice urgenza, ma sono molti i lavori strutturali che servirebbero a proteggere territori feriti da frane ed esondazioni.

In Val Chisone, uno dei territori più colpiti, la situazione non è certo rosea, come spiega il sindaco di Perosa Argentina Andrea Garavello «Il nostro territorio ha subito 49 frane e sono stati stimati danni per 11 milioni solo di opere pubbliche, a cui vanno aggiunti quelli sui privati e le aziende. Abbiamo effettuato tutti i lavori in somma urgenza, anche se la regione ci deve ancora dare 600.000 euro che abbiamo anticipato» Altro discorso sono le opere in urgenza, dove sono stati stanziati 1.400.000 euro per interventi sul rio Albona, Rio Agrevo e Rio Briera «Sui primi due siamo abbastanza avanti: abbiamo già il progetto che deve diventare esecutivo per andare ad appalto e permetterci di effettuare i lavori entro la primavera» Su Rio Briera è stato compiuto uno studio che ha messo in evidenza la necessità di operare a monte con un bacino di contenimento che però supererebbe la cifra preventivata di 500.000 euro.

 

Ma su altri fronti, come per esempio il torrente Chisone, dove la stima dei danni ammonta a 2 milioni, non è stato ancora stanziato neanche un euro. L’unico intervento è stato eseguito congiuntamente dai comuni di Perosa e Pomaretto che però vanno a coprire solo il 10% del totale «La regione ci ha consigliato di fare un Rendis, un registro degli interventi sull’assetto idrogeologico a cura del ministero dell’ambiente per ottenere i fondi che al momento la Regione non ha a disposizione» Va da sè che, se su alcuni punti gli interventi garantiscono la sicurezza a fronte di precipitazioni ordinarie, altre zone, come appunto quella del Chisone, è necessario intervenire tempestivamente per evitare situazioni critiche «Ci assicurano che piano piano tutti i lavori saranno fatti: purtroppo il tempo è tiranno e ci preoccupa pensare di dover aspettare oltre dieci anni per il completamento delle opere necessarie a mettere in sicurezza il territorio».

 

Meno problematica la situazione in Val Pellice, dove i danni si sono registrati soltanto nella Comba dei Carbonieri, per il quale sono stati stanziati dalla Regione soltanto 200.000 euro, circa la metà di ciò che era stato richiesto. Una volta ricevuti i fondi i lavori sono proceduti celermente a partire dalla scorsa primavera «Una volta arrivati i fondi a inizio aprile – spiega la sindaca di Bobbio Pellice patrizia Geymonat – abbiamo proceduto celermente alla riapertura dell’inizio del percorso e aperto una pista per il passaggio dei mezzi per poter raggiungere la zona del Barbara dove c’erano altri importanti smottamenti sui quali siamo riusciti a intervenire» Più problematica è stata la rimozione dei massi conseguenti a uno smottamento nella zona della borgata Lautaret, che ha richiesto tempistiche più lunghe. Molto importante è stata l’integrazione dei fondi regionali con i fondi Pmo che hanno portato 50.000 euro a disposizione per la risistemazione dl territorio

«Resta il rammarico per i rifugi Barbara e Barant che hanno visto la loro stagione gravemente compromessa, ma gli interventi erano necessari e le tempistiche per le coperture finanziarie non ha consentito di fare più presto. Inoltre, se la regione ci avesse riconosciuto tutti i 400.000 euro avremmo potuto rifare il manto stradale che, purtroppo, abbiamo soltanto potuto rattoppare».