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Il potere della parola premiato al Torino Film Festival

Si è chiuso il 35° Torino Film Festival ed è stato assegnato anche il quinto Premio Interfedi, un premio, come recita il regolamento “per il rispetto delle minoranze e per la laicità”. Anche quest’anno una giuria di tre persone ha seguito le proiezioni e ha scelto il film più meritevole per quest’assegnazione.

La Giuria Interfedi, promossa dalla chiesa valdese e dalla comunità ebraica di Torino, con il patrocinio del comitato Interfedi della città di Torino, era composta da Carlotta Monge (chiesa valdese), Anna Segre (comunità ebraica) e Beppe Valperga (comitato Interfedi).

Il premio è stato assegnato al film francese A voix haute – Speak-up del regista Stéphane De Freitas, con la seguente motivazione: un atto di fede verso il potere della parola, strumento per superare contesti difficili e dare speranza per il futuro.

«Il film racconta la storia vera di studenti della banlieu parigina – spiega il giurato Beppe Valperga – che si preparano per partecipare ad un concorso per il miglior oratore all’Università di Saint-Denis. Un film molto forte, dedicato al potere travolgente delle parole e delle idee. Quest’anno avevamo 11 film da vedere, di cui tre italiani: Al massimo ribasso di Riccardo Iacopino, film prodotto da una cooperativa sociale torinese, Balon di Pasquale Scimeca, sulla vita di un bambino prima dell’arrivo sulle coste della Sicilia, e Lorello e Brunello di Jacopo Quadri, ambientato in Maremma».

Nell’impossibilità di attribuire un premio ex-aequo, è stata anche riconosciuta una menzione d’onore al film Al tishkechi oti – Don’t forget me del regista Ram Nehari, perché sottolinea magistralmente l’incontro tra due situazioni di disagio, con un’ottima interpretazione.

Spiega Carlotta Monge, giurata in rappresentanza della chiesa valdese: «Undici film da vedere in una settimana sono un impegno. Abbiamo premiato un film che portava con se un messaggio molto positivo e alternava momenti divertenti con spunti interessanti di incoraggiamento per le nuove generazioni.  La menzione speciale, che abbiamo assegnato al film israeliano Dont’ forget me, trattava temi forse più difficili, era la storia di una ragazza con disordini alimentari e un ragazzino con  un disagio psichico. Due mondi che si incontrano tra reparti psichiatrici e centri di riabilitazione».

Gli undici film del Premio Interfedi rappresentavano uno spaccato di alcuni paesi del mondo, dall’Argentina all’Italia, dalla Thailandia all’Olanda.

«Credo che il messaggio culturale e la filosofia del luogo d’origine traspaiano dalle pellicole – conferma Carlotta – abbiamo visto, ad esempio, il film Pop aye, proveniente da Thailandia e Singapore, da cui emerge la filosofia orientale».

Beppe Valperga sottolinea invece un aspetto più generale del Torino Film Festival: «La scelta dei film in concorso per il premio Interfedi viene fatta a monte, a noi giurati viene sottoposta la visione di una selezione di lavori. A livello generale del TFF, invece, ho trovato strana la mancanza di film provenienti dall’India.  La Federazione degli Stati dell’India è diventata il più grosso produttore di cinema al mondo, superando il migliaio di film all’anno. La maggioranza di questi film hanno carattere spirituale e fanno riferimento a minoranze. Stupisce la mancanza di presenza di questa importante realtà».

Il premio Interfedi nasce nel 2013 per iniziativa di due minoranze religiose storiche italiane,

la chiesa valdese e la comunità ebraica di Torino, con il patrocinio del comitato Interfedi, che riunisce i rappresentanti di Cristianesimo (cattolici, protestanti e ortodossi), Ebraismo,

Induismo, Islamismo, Buddismo e del mondo mormone.

Il cinema è uno spazio culturale importante per le nostre società, occasione di dialogo, discussione,

riflessione. Presenta spesso visioni di culture differenti e lontane dalle nostre e può diventare ottimo veicolo per messaggi di conoscenza reciproca e convivenza aperta e inclusiva.

Per maggiori informazioni e dettagli sul premio è disponibile il sito www.premiogiuriainterfedi.org