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L’infinita fedeltà di Dio

Egli si ricorda per sempre del suo patto, della parola da lui data per mille generazioni
Salmo 105, 8

Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza
Romani 15, 4

 

Il Salmo 105 è una magnifica sintesi della storia del popolo d’Israele. Al centro di questa narrazione poetica si trovano Mosè e la liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Va da sé tuttavia che il messaggio che il salmo trasmette va ben oltre ogni evento storico: si tratti dall’esodo dall’Egitto o del ritorno dall’esilio babilonese. Il salmista vuole affermare la fedeltà dell’Eterno che non abbandona mai il suo popolo, anche se questo popolo cerca spesso di allontanarsi da Lui.

Il versetto di oggi, infatti, è un annuncio esplicito di questa fedeltà. Colpisce nella sua struttura la diversificazione tra «sempre» e «mille generazioni». Apparentemente si tratta di una ripetizione. Le due espressioni non sono però equivalenti. «Sempre» in lingua ebraica proviene dalla stessa radice del sostantivo «eternità». Non è un’espressione colloquiale bensì una precisa affermazione: l’Eterno e il suo patto non sono sottoposti in alcun modo al passare del tempo. L’equivalente teologico di questa frase sono le parole di Gesù che si trovano in tutti e tre i vangeli sinottici: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mt 24, 35; Mc 13, 31; Lc 21, 33).

Mille generazioni invece sono un lasso di tempo assai lungo ma non infinito. Anche qui la «parola data» non significa semplicemente «promessa» ma piuttosto «parola che agisce». Si può leggere qui un’allusione abbastanza chiara all’opera della creazione. Tutto ciò che è frutto della creazione ha un’esistenza limitata nel tempo e prima o poi subirà una trasformazione radicale. La Parola data mantiene in esistenza l’universo intero e ci annuncia che ogni trasformazione ha un senso e uno scopo.