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Una luce di speranza e di fiducia

Tratto da www.chiesavaldese.org

«Ecco, io sto alla porta e busso» (Apocalisse 3,20)

Si è appena chiuso un anno difficile, un altro. Alcuni segnali positivi ci sono stati, ma intorno a noi avvertiamo un clima che continua a essere dominato dall’incertezza se non dalla paura per il domani, quasi che il mondo in cui viviamo sia destinato al declino (per gli ottimisti) o al collasso (per i pessimisti). Questo è il dramma della nostra generazione, sempre più tentata dalle proposte politiche e dalle culture identitarie e intolleranti.

Per le chiese della grande e antica tradizione protestante il 2017 è stato l’anno delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma. Se guardiamo all’Europa, queste chiese si trovano divise tra un successo di critica e un insuccesso di pubblico: mai, come nell’anno appena trascorso, si è potuto celebrare in modo così ecumenico e universale l’evento della Riforma, mai si è potuto verificare un consenso così ampio sulle “scoperte” teologiche e spirituali dei riformatori e sulle loro conseguenze per la vita dei popoli e delle chiese. Il protestantesimo, da inattuale è diventato improvvisamente attuale. Ma questo consenso di critica, che ha stupito tutti noi, non si è trasformato in un consenso di pubblico: la partecipazione e l’adesione personale alle chiese della Riforma sono in calo ovunque, in Italia e in tutta Europa, con percentuali diverse ma con una tendenza costante alla diminuzione. Colpa della nostra poca fede? Della nostra incapacità di evangelizzare efficacemente? Sì, un po’ ovunque si avvicinano e aderiscono “nuovi protestanti”, ma molti più “vecchi protestanti” si perdono.

C’è dunque da perdere ogni speranza? Niente affatto: la vocazione di noi cristiani è accendere una luce di speranza e di fiducia, sempre e ovunque. Noi sappiamo che il Signore ama l’umanità e il mondo che ha creato. Dunque, come la paura e la disperazione xenofoba non devono privarci della nostra compassione e non possono dettare l’agenda della politica, così la nostra poca fede e le nostre incertezze spirituali non possono renderci muti e sterili. Sta a noi, pochi o tanti che siamo, proporre gesti e parole di fiducia e speranza. Come abbiamo fatto anche quest’anno e come possiamo e dobbiamo fare di più e meglio cogliendo ogni opportunità. Sapendo che, quando apriamo cuori e porte a chi bussa, ci avviciniamo al centro della fede cristiana e annunciamo la verità di Cristo perché il mondo creda e viva.