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Diritti umani. Al Summit di Ginevra il pastore zimbabwiano Mawarire

Tra i numerosi attivisti, dissidenti, diplomatici, giornalisti e vittime di diritti umani, che ieri sono intervenuti alla decima edizione del Summit di Ginevra per i diritti umani e la democrazia figura anche il pastore battista Evan Mawarire dello Zimbabwe. Fondatore del movimento non violento #ThisFlag, è stato tra i più strenui oppositori del regime dell’ex-presidente Robert Mugabe (dimessosi a novembre dell’anno scorso). In questi anni il pastore ha fatto prova di una leadership insieme spirituale e politica per la sua gente. Nel suo intervento a Ginevra ha sottolineato come «non c’è chi lotta con più passione e perseveranza per lo Zimbabwe che non gli stessi zimbabwiani». E non ha mancato di ricordare lo storico leader dell’opposizione zimbawiana recentemente scomparso, Morgan Tsvangirai, e che proprio oggi viene tumulato nel suo villaggio di origine, Buhera, nel sud-est del paese.

In questi anni più volte arrestato con l’accusa di incitamento alla violenza e cospirazione contro la nazione, il pastore Mawarire, che è a capo di una piccola chiesa ad Harare, è stato sempre scagionato. Nel novembre 2016 la rivista Foreign Policy ha nominato Evan Mawarire uno dei primi 100 pensatori globali dell’anno. Il Daily Maverick del Sud Africa lo ha onorato come persona africana del 2016.

Il Summit di Ginevra, promosso da una coalizione di 25 ONG per i diritti umani di tutto il mondo, si tiene alla vigilia della principale sessione annuale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.

Mawarire interviene accanto a numerosi relatori e relatrici, attivisti e attiviste provenienti da Cina, Cuba, Iran, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Turchia, Venezuela e altri paesi, che portano a Ginevra la testimonianza delle loro lotte per i diritti umani, la democrazia e la libertà. (Per il programma completo clicca qui).