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Una parrocchia boicotta la «Bundesliga»

L’Italia non solo sportiva ricorda Davide Astori, il capitano della Fiorentina morto nel sonno a 31 anni dieci giorni fa; la sua stessa squadra deve giocare per la prima volta senza di lui, e prende dunque avvio un processo di elaborazione del lutto a livello di massa, operazione lunga e non scontata, che sta facendo emergere una realtà interessante: il calcio non è fatto solo di quattrini a profusione, procuratori disinvolti, gossip e decadenza dei costumi. Dal mondo un po’ finto, un po’ lietamente ingenuo del pallone spunta qua e là (sì, anche fra questi personaggi viziati e spesso sopravvalutati) un bisogno di autenticità. Non è giusto guardare con sorrisetti ironici a questi sentimenti. Nessuno è abilitato a scrutare al fondo della coscienza altrui, nessuno ha il diritto di dubitare a priori della sincerità degli altri. Anche un personaggio famoso e spavaldo come Francesco Totti, al momento del proprio ritiro, ammise coram populo la sua fragilità.

Ora una notizia curiosa arriva da una chiesa protestante in Germania: a Brema – come riporta l’agenzia stampa svizzera Protestinfo – la chiesa della pace, contravvenendo a un’abitudine consolidata da anni, ha deciso di non trasmettere su grande schermo la partita della squadra locale, il Werder Brema, impegnato il lunedì sera (12 marzo) contro il Colonia. E la «rinuncia» è stata sostenuta dalla maggioranza dei membri di chiesa. Motivo? Proprio il fatto che la partita sia stata spostata al lunedì, come sta avvenendo per altre partite, per la prima volta nella storia della Bundesliga, massimo campionato tedesco di calcio.

Sono dodici anni che la chiesa della pace, di cui è pastore Bernd Klingbeil-Jahr, diffonde su grande schermo le partite, ritenendo che la passione calcistica possa essere un’occasione di ritrovo, per centinaia di persone, nella casa pastorale. «Questa iniziativa è un segnale per la Federazione tedesca del calcio (Dfb) e alla Lega tedesca del calcio (Dfl) – scrive Protestinfo –: così spiegano i tifosi del W. Brema. Questi due organismi organizzerebbero sempre più lo svolgimento del campionato in funzione degli interessi mediatici e pubblicitari, a scapito degli spettatori. Molti tifosi disapprovano la crescente frammentazione dei giorni di gara, e secondo loro il miraggio del guadagno prende sempre più piede nello sport».

Anche in Italia la visione del campionato è distribuita in quello che chiamiamo «spezzatino», a tutto vantaggio delle televisioni che ne hanno acquisito i diritti per la trasmissione. Una giornata di campionato, fra anticipi e posticipi (a cui aggiungere i rinvii per maltempo) viene «spalmata» in più giorni: più audience per le televisioni, in buona parte a pagamento, più spot, anche la ma perdita di quella contemporaneità, un tempo legata alla trasmissione radio della domenica pomeriggio Tutto il calcio minuto per minuto, quando era proprio l’alternarsi e l’incrociarsi dei risultati sui diversi campi a determinare le sorti della classifica, l’accendersi degli entusiasmi oppure le repentine (esagerate) delusioni.

Ora in Germania, al di là del caso, del tutto atipico, di una parrocchia protestante che leva la propria voce in materia, di fronte alla Bundesliga si diffonde la protesta da parte dei tifosi: una manifestazione a Francoforte, e a Dortmund 20.000 abbonati hanno disertato la partita del celebrato Borussia.

Ci pensino, coloro che governano lo sport, e dovrebbero considerarne le possibili finalità educative: certo, i calciatori sono ricchi (e quindi per alcuni sono antipatici per definizione: ma altrettanto vale per altre categorie, ivi compresi i produttori – si spera – di cultura); ma sono sulla bocca di tutti e sono di esempio per ragazzi e ragazze; a volte sono sinceramente capaci di commuoversi o di fare gesti umanitari, non sempre da milionari, ma piuttosto degni di essere imitati (e ce n’è bisogno), come capita al belga-napoletano Mertens. Professionisti, allenatori, istruttori sono persone come noi, che come noi si dibattono per dare un senso alle loro esistenze. In Inghilterra quando ero bambino non si giocava la domenica, perché la domenica è il giorno del Signore. Ora quella soglia è stata varcata da anni (e d’altra parte quante attività commerciali sono aperte 7/7, 24/24?) e le partite di Premier League le guardiamo anche noi, pagando il giusto. Possiamo fare in modo che non debba morire anzitempo un ragazzo per bene (e ce ne sono tanti) per vedere un mondo complesso e contraddittorio dare il meglio di sé?