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La musica che salva

Mozart 14 è una onlus no profit specializzata in Musicoterapia nelle carceri e negli ospedali fondata da Claudio Abbado. Oggi la sua opera è portata avanti da Alessandra Abbado che è l’attuale presidente. Mozart riporta alla musica classica per eccellenza, ma l’approccio è onnicomprensivo, con l’unico scopo di arrivare nei luoghi dove la musica può salvare, entrando nella vita dei degenti dei reparti pediatrici, di bambini e adolescenti con disabilità fisiche e cognitive, dei detenuti e detenute e dei ragazzi reclusi nel carcere minorile.

Ce ne parla Francesca Casadei, responsabile della comunicazione per l’associazione Mozart14.

Com’è nata l’associazione?

«L’associazione è nata nel 2014 per proseguire le attività nel sociale volute da Claudio Abbado, che negli ultimi anni di vita aveva dato il via a due progetti: da un lato Tamino, laboratori di musicoterapia nei reparti pediatrici del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, e dall’altro il primo germe del coro Papageno che è il primo coro in Italia ad unire sia detenuti che detenute della casa circondariale Dozza di Bologna. Abbado, in una prima fase, aveva fatto in modo di portare i detenuti che potevano uscite dal carcere alle prove generale dei suoi concerti, poi era entrato lui stesso all’interno del carcere, nella convinzione che fare musica insieme, ascoltare e poterne usufruire, potesse essere un primo passo verso un percorso di rieducazione, di assunzione di responsabilità verso il vivere civile. Da qui partono le nostre attività».

Come descrivere l’importanza che Carlo Abbado dava alla musica?

«Come dice lo slogan dell’associazione : “La musica cambia la vita”, e la cambia in maniera molto pragmatica. Abbiamo testimonianze sia da parte delle istituzioni a cui ci rivolgiamo, sia da chi usufruisce delle nostre attività, che quel momento di musica fatto insieme è veramente un germe da cui poi nasce un nuovo approccio all’altro, alla convivenza e al modo in cui si vive nella società. La direttrice del carcere di Bologna ci ha sempre detto che i coristi hanno incominciato a curasi di più, a presentarsi meglio, a tenerci di più; si tratta di un passo importante perché attraverso il cantare insieme c’è anche un desiderio di mostrarsi in maniera più positiva agli altri. Da qui nasce poi l’ascolto, la collaborazione, la convivenza, che sono tutti elementi fondamentali per un buon vivere civile».

Quali sono i luoghi che, nell’intento dell’associazione, si vuole raggiungere?

«Noi siamo partiti dalle due esperienze di Abbado, quindi continuiamo a fare laboratori di musicoterapia nei reparti pediatrici del policlinico Sant’ Orsola, abbiamo il coro Papageno che continua a cantare all’interno del carcere della Dozza; da queste due ramificazioni principali sono nati poi il coro e il progetto Cherubino che riunisce sia attività ed esperienze corali per bambini, ragazzi con disabilità e per bambini sordi, e Leporello, cioè attività di songwriting svolte all’interno dell’istituto penale minorile di Bologna con i ragazzi detenuti».

Nella vostra esperienza, come viene accolta questo tipo di esperienza di avvicinamento alla musica?

Sono diverse: noi lavoriamo anche con i bambini veramente piccoli, perché facciamo attività anche in terapia intensiva neonatale e neonatologia, dove abbiamo più a che fare con i genitori che con i bambini, agli adulti che sono alla Dozza. Diciamo che l’approccio dei bambini e più giocoso, anche se l’attività che svolgono passa attraverso la musica con una finalità terapeutica, perché in quel momento la paura del bambino rispetto alle cure che sta facendo viene alleviata attraverso il poter suonare degli strumenti, poter cantare, poter avere a che fare con delle persone, i musicoterapeuti, che sono professionisti e sanno come veicolare le attività. Da un punto di vista carcerario, sia penale minorile che il carcere dei maggiorenni, l’approccio è più consapevole. I ragazzi hanno sempre una prima fase, durante le attività, in cui dare sfogo ed espressione a tutte a tutte le emozioni che all’interno di un carcere vengono racchiuse e compresse, per poi canalizzarle attraverso la scrittura di canzoni. Nel coro Papageno c’è il desiderio di cantare insieme, di riscattarsi anche attraverso la musica, di dimostrare che attraverso l’impegno, lo studio, le attività di alfabetizzazione musicale, le attività di canto corale che sono svolte, si raggiungono importanti obiettivi. Il coro ha cantato nel 2016 sia in senato che in Vaticano, quindi diciamo che di risultati importanti ne ha ottenuti».

Per conoscere le attività dell’associazione c’è il sito la pagina facebook e il canale youtube dal quale si possono ascoltare le canzoni scritte dai ragazzi dell’istituto penale minorile di Bologna.