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“Una voce nel deserto” che non parla al deserto, ma alle persone

Chi non ricorda gli esordi di Radio Beckwith evangelica, un gruppetto di giovani valdesi con strumenti di fortuna in uno studio improvvisato? Sei anni prima, dall’altra parte del nord Italia, nasceva un’esperienza molto simile, in ambito battista.

Nazareno Lucchin e Luciana Stecchi sono due colonne portanti e collaboratori storici di Radio voce del deserto (Rvd), fondata e finanziata dal pastore di Rovigo Giuseppe Lulich con la moglie Agnese.

Era il 1978, appena due anni dopo la liberalizzazione che permetteva ai privati di aprire una stazione radio, racconta Nazareno, «e farlo costava relativamente poco. Servivano una frequenza (siamo arrivati appena in tempo), strumenti (usati!), e… lavoro! Ho un ricordo molto vivido di questa partenza pionieristica: Luciana, che allora era la mia fidanzata, stava lì, con la Bibbia aperta davanti, degli appunti o un libro di poesie, il mixer aperto, si avvicinava un altro collaboratore con la chitarra, suonava una strofa di un canto e poi Luciana diceva “Questa era la sigla, io sono Luciana…”, e cominciava il programma…».

 

Da questo esordio tutto rigorosamente in diretta parte l’esperienza di una radio in cui la dimensione ecclesiastica si unisce all’interesse per la musica: «Il nostro obiettivo», racconta ancora Nazareno, «era veicolare attraverso un linguaggio universale un messaggio di accoglienza, una riflessione anche attraverso la musica, che facesse da sfondo e preparazione a quei due.tre momenti nella giornata in cui si commentava il Vangelo, rivolgendosi all’esterno».

Rvd fa una scelta, a volte criticata, per la musica classica, sinfonica o da camera, e leggera, optando per un tipo di musica non trasmessa da altri che le garantisce un piccolo pubblico fedele. Negli anni, la scelta musicale (così come i collaboratori) cambia: oggi, prosegue Luciana, «accanto alla musica classica la programmazione segue anche i gusti dei più giovani, sempre con una certa attenzione ai testi e alla qualità musicale (non trasmettiamo musica “commerciale”!). Ci sono programmi gestiti direttamente da quattro giovani della comunità, che alternano alla musica la discussione sui problemi che li riguardano. Questo è molto bello perché abbiamo la sensazione, collaborando con loro, di un passaggio del testimone!».

Oggi le «voci» sono tante: associazioni di volontariato che presentano le loro attività, spazi di intrattenimento, di approfondimento culturale… I collaboratori sono tutti volontari, eccetto una persona a metà tempo che si occupa da circa tre anni del palinsesto, della corrispondenza e dell’organizzazione dei volontari. Questi hanno carta bianca nella gestione dei loro programmi, eccezion fatta per alcune parole d’ordine che, sintetizza Nazareno, «costituiscono l’anima della radio: niente volgarità, sì all’accoglienza, ai temi della giustizia e della pace, al confronto rispettoso e aperto fra pareri diversi».

 

Un aspetto importante è la voce data alle chiese, attraverso il programma «Battisti in rete», attivato di recente grazie a un progetto finanziato con l’otto per mille dell’Unione battista. Un altro otto per mille, quello valdese, alcuni anni fa ha finanziato il rinnovamento della strumentazione tecnica, permettendo il rilancio della radio.

L’idea di «Battisti in rete», racconta Luciana, «era nata tempo fa cper far emergere la realtà delle comunità locali e metterle in rete; una nostra collaboratrice si occupa di contattarle, produrre interviste e mettere in relazione le varie idee. Cerchiamo di non far parlare solo i pastori ma anche i membri delle comunità, e scopriamo realtà davvero interessanti».

                                     

Nonostante i mezzi limitati, la piccola radio ha accolto le sfide poste da nuovi media: ha creato una app, e trasmette in diretta streaming il culto della domenica nella chiesa battista di Rovigo, uno dei programmi più seguiti. Pur non avendo modificato la sostanza del culto, spiega Luciana, «abbiamo cercato di essere più attenti ad alcuni dettagli tecnici e di linguaggio, pensando a questa nuova fruizione, che coinvolge anche persone esterne alla nostra chiesa. Nel corso degli anni qualcuno si è avvicinato alla chiesa attraverso la radio. È emozionante quando la propria voce viene riconosciuta da qualcuno per strada o, come ci è capitato una volta, dal proprio vicino di posto a teatro! Attraverso la radio abbiamo creato un modo diverso di diffondere l’Evangelo…».

Tolte le testimonianze dirette e alcuni messaggi email, non è facile avere un riscontro sulla fruizione della radio: ma questo non è motivo di scoraggiamento, anzi stimola la voglia di stabilire un contatto tra le realtà di diaspora delle chiese battiste, ed evangeliche in genere. Conclude Nazareno: «Internet ci mette a disposizione molti strumenti, sta alla nostra fantasia e impegno comprendere che cosa possiamo fare per conoscerci meglio e condividere informazioni. Vogliamo creare una redazione nazionale, sollecitando le chiese a raccontarci che cosa succede “a casa loro”: globalizzazione vuol dire anche questo, una grande piazza virtuale in cui incontrarsi…».