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Una prospettiva dai margini per riscoprire la forza liberante dell’evangelo

Dal 9 al 12 maggio scorsi si è tenuto ad Albano laziale (Roma) la Conferenza annuale del Forum europeo dei gruppi cristiani lesbici, gay, bisessuali, transgender (LGBT), che ha portato nella cittadina dei Castelli romani 150 partecipanti da tutto il continente. Per l’occasione, il pastore riformato olandese Wielie Elhorst, co-presidente del Forum, ha visitato a Roma la sede della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Lo abbiamo intervistato.

Com’è nato e quali attività svolge il Forum europeo dei gruppi cristiani LGBT?

Il Forum europeo è nato a Parigi nel 1982 per facilitare l’incontro e la condivisione di esperienze tra persone e gruppi LGBT e per promuovere percorsi di emancipazione all’interno delle chiese del continente. Siamo un’organizzazione ecumenica composta da 40 associazioni membro di oltre 20 paesi europei. Da quando nel 2012 il governo olandese, dopo aver presenziato alla nostra Conferenza di Amsterdam tramite il ministro dell’educazione, ha deciso di stanziare dei fondi per la nostra organizzazione abbiamo notevolmente ampliato le nostre attività. Oggi il Forum è una ONG accreditata al Consiglio d’Europa; inoltre, siamo un’organizzazione consultiva del Gruppo di lavoro sulla sessualità umana del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). E abbiamo allargato il nostro orizzonte: il prossimo settembre si terrà in Armenia la prima Conferenza dei gruppi dell’Europa orientale e dell’Asia centrale.

La conferenza annuale tenutasi ad Albano ha avuto come tema “Verso comunità cristiane capaci di accogliere e sostenere”. A che punto è questo percorso?

Quella di Albano è stata la seconda Conferenza che il Forum ha tenuto in Italia – la prima è stata a Torino nel 1989. Il titolo è stato scelto dal comitato organizzatore italiano – composto dall’associazione Cammini di speranza e dalla Rete evangelica fede e omosessualità -, nella consapevolezza che se un cammino è già stato fatto la strada rimane ancora lunga. Nella mia esperienza di pastore della chiesa protestante di Amsterdam per le persone LGBT, posso dire che oggi molte chiese accolgono i credenti LGBT e accettano la loro presenza nella chiesa. Più difficile è il passo successivo: l’essere accettati come persone che con la loro esperienza possono contribuire alla comprensione dell’evangelo per l’oggi e a definire cosa significhi essere chiesa.

Qual è il contributo che l’esperienza delle persone LGBT può portare alle chiese oggi?

Rispondo con un esempio. In questi giorni ho potuto visitare le catacombe, luoghi d’incontro dei primi cristiani, situate fuori dalla città e, per giunta, sotterranee. Così hanno iniziato i primi cristiani, così ci sentiamo un po’ anche noi persone LGBT: poste ai margini dei margini. La nostra esperienza e quella della chiesa ha dei significativi punti di contatto. E alle chiese di oggi, istituzionalizzate e spesso ben inserite nella cultura dominante, possiamo portare qualcosa di dimenticato: una prospettiva dai margini per riscoprire la forza liberante dell’evangelo.

All’incontro di Albano per la prima volta si sono ritrovati anche i giovanili LGBT. Qual è stato il loro contributo?

E’ vero si è trattato della prima partecipazione giovanile, in quanto tale, ad una nostra Conferenza annuale. Ad Albano si sono ritrovati una trentina di giovani uomini e donne tra i 20 e i 30 anni, su invito del comitato organizzatore che ha ritenuto importante, soprattutto in vista del prossimo Sinodo dei giovani promosso dalla chiesa cattolica romana, promuovere un programma a loro dedicato. In particolare, sabato 12 maggio c’è stata una conferenza pubblica presso la Facoltà valdese di teologia. Dopo la conferenza si è tenuto presso la chiesa valdese di piazza Cavour, il Culto ecumenico Rainbow che ha chiuso la manifestazione.

Tra i molti interventi della Conferenza c’è stato anche chi ha parlato di migranti e diversità sessuale. Un tema davvero inusuale.

Questa scelta nasce dalla sempre maggiore importanza all’interno del movimento LGBT dell’idea di intersezionalità, cioè la consapevolezza di essere, come persone ma anche come gruppi sociali, all’incrocio di molteplici identità. Se vogliamo davvero un cambiamento dobbiamo saper guardare alla società da una prospettiva più complessa e rompere le barriere che dividono i diversi movimenti sociali che si battono per i diritti dei lavoratori, contro il razzismo o per l’accoglienza dei migranti. Tra i quali certamente esistono anche persone LGBT.