adoul

Le donne marocchine ammesse al notariato islamico

19.000 candidati, 800 posizioni da coprire, 10 siti interessati. 7.642 donne, ovvero il 40% del numero totale di partecipanti. Si tratta di un concorso come qualsiasi altro quello organizzato in sette città del Marocco il fine settimana del 5 maggio? Una competizione aperta a uomini e donne, come altre competizioni di reclutamento nell’istruzione, nella polizia o nell’amministrazione generale?

No, come riportato da un articolo di Jeune Afrique, datato 7 maggio 2018, si tratta di una rivoluzione legale: per la prima volta in Marocco, le donne potranno esercitare la professione di adoul, cioè notaio della Legge musulmana. Funzionari che sono autorizzati a redigere atti giuridici (matrimonio, divorzio, eredità) come ausiliari di giustizia, sotto l’autorità di un giudice, un pubblico ministero, o di un tribunale amministrativo. Sono le famiglie stesse che hanno la possibilità di rivolgersi liberamente ad ogni adoul per la redazione di atti notarili, e infatti sono loro a comparire spesso nelle foto del giorno delle nozze, in quanto chiamati a notificare il matrimonio. La “rivoluzione” sta in questa nuova partecipazione: per la prima volta in Marocco, le donne entrano nel campo religioso legale, fino a quel momento proibito. Già nel 2010, un piccolo numero di loro era entrato nella competizione nazionale, sfidando il divieto – senza successo.

Il Consiglio superiore degli ulema fu il primo a dare un parere favorevole all’ingresso delle donne nella professione dei notai religiosi. Il Consiglio, il cui ruolo è quello di sostenere la politica religiosa del Marocco, annovera a sua volta una donna al suo interno, dopo la riforma del maggio 2004. Il suo parere rimane ultra-minoritario e consultivo, schiacciato da quello dei 46 colleghi maschi .

Questa alta autorità è presieduta dal re Mohammed VI,  che ha deciso di appoggiare formalmente la decisione nel gennaio 2018 in un Consiglio dei ministri, seguito da un decreto che intimava al Dipartimento di giustizia di «prendere le misure necessarie per raggiungere l’ obiettivo». Il re ha quindi fatto pesare tutta la sua autorità per promuovere questa innovazione e superare la riluttanza dei conservatori. La decisione politica progressista si unisce quindi a quella di altri paesi musulmani che hanno già riconosciuto la femminilizzazione di questa professione: la Palestina, l’Egitto e la Tunisia. Questo dibattito ricorda quello che nel 2006 aveva portato alla nomina di donne mourchidate (predicatori religiosi) all’interno delle moschee per inquadrare e guidare l’educazione religiosa.

Non mancano le polemiche, il dibattito tra conservatori e modernisti continua. I primi temono una secolarizzazione della legge. Altri sperano che questa breccia ne aprirà altre, specialmente nella questione dell’uguaglianza di genere nell’eredità.

 Quali sono le poste in gioco di questa decisione? Innanzitutto, questa misura si adatta bene all’evoluzione della società civile, dove cresce il desiderio di uguaglianza. Le donne sono già presenti in tutte le professioni, amministrazioni, Ong. Ora un nuovo passo, molto importante, poiché queste donne, molto giovani in aggiunta, saranno investite di un’autorità religiosa.

Inoltre, gli adouls sono molto presenti nella società marocchina in quanto alcuni atti notarili possono essere scritti nelle case delle famiglie. Questo è il motivo per cui possiamo pensare che i rapporti sociali saranno migliorati. La presenza di queste donne potrebbe fornire maggiore sicurezza e pacificazione nei casi di divorzio e di custodia dei figli rispetto a quanto avviene oggi, anche se il giudice amministrativo avrà ancora la decisione ultima in mano.

Tuttavia, la riforma del 2004 del Moudawana (che regola il codice di famiglia in un modo più moderno e liberale) ha incontrato difficoltà nella sua applicazione e ha richiesto sessioni esplicative in tutto il regno. Quindi, se la scelta delle famiglie è varia, anche queste donne adoul dovranno affrontare incomprensioni, che dovrebbero svanire lentamente.
La riforma riguarda tutti i marocchini e contribuisce al rinnovamento, al ringiovanimento e alla crescente femminilizzazione dei quadri del regno. E questa volta, come nel 2004, il valore simbolico è forte, per i marocchini e per l’intera comunità musulmana, facendo eco agli sviluppi che sono stati annunciati altrove, persino in Arabia Saudita. Il potere marocchino sceglie ancora una volta di avanzare, passo dopo passo, sulla via di un modernismo cauto e progressista, nonostante le opposizioni.