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Chiese che viaggiano: da Villar Pellice alla Sicilia

E’ stato un viaggio comunitario all’insegna della riattivazione dei cinque sensi (vista, udito, odorato, gusto e tatto) quello che un gruppo di villaresi, con qualche aggiunta, ha fatto dal 4 all’8 maggio 2018 in terra sicula.

Negli occhi abbiamo ancora il colore blu intenso del mar Ionio che bagna la costa orientale siciliana, il nero delle pietre laviche dell’Etna che ai 2500 metri è interrotto dal bianco della neve che ancora ricopre la cima del vulcano. Il giallo delle ginestre, il rosa, il rosso, il viola delle boungaville, il verde intenso dei ficus giganti nei parchi di Catania, il verde delicato degli agrumeti e dei faggeti ci hanno deliziato gli occhi. Le architetture arzigogolate del barocco dei palazzi di Ragusa Ibla, di Scicli, di Catania ci hanno fatto fare un tuffo nel passato ma ancora più lontano ci hanno portato il teatro greco di Siracusa e quello romano di Taormina. I faraglioni della riviera dei ciclopi ci hanno ricordato l’Odissea quando Polifemo getta dei sassi nel mare per colpire Ulisse che lo ha ingannato.

Nelle orecchie invece conserviamo l’allegro cicaleccio che ci ha accompagnato all’aeroporto, nel pullman, nei ristoranti, nelle escursioni. Riudiamo le varie lingue che ci hanno accolto alla «Casa delle culture» di Scicli, soprattutto l’inglese che con l’italiano è stata la lingua usata per una breve commemorazione sul molo di Sampieri dove Sara, una giovane mamma, ha affidato al mare una corona di fiori bianchi in ricordo della sua bimba morta durante la traversata. E ancora il canto commosso ma convinto e possente dell’inno 334: «Noi trionferemo… Non abbiam paura… Noi non siamo soli… Mano nella mano… Noi vivremo in pace… Bianchi e neri insieme…». E poi le parole del pastore Francesco Sciotto che durante il culto domenicale ha predicato su Atti 10, 44-48 e nel suo commento ha sottolineato l’invito di Dio a «mischiarsi» perché lo Spirito Santo viene per cristiani e stranieri, tutti quanti oggetto della conversione. Visitando Punta Secca ci sono tornati in mente i film del Commissario Montalbano e ci sembrava di udire la voce di Luca Zingaretti che risponde al telefono sulla famosa terrazza dicendo: «Pronto! Montalbano sono!».

Il nostro odorato è stato sollecitato dall’odore salmastro del mare, dal profumo dei fiori che nel pieno della fioritura diffondevano le loro note dolciastre. Abbiamo però sentito anche l’odore del mercato del pesce di Catania che vive con la costante attenzione all’umore del suo vulcano. Quando l’Etna erutta, ci ha detto Silvio che ci ha accompagnati nel tour cittadino, crea tantissimi problemi e non solo all’aeroporto.

Un ringraziamento sincero va a chi si è occupato della preparazione di questo viaggio che non è stato solo turismo ma anche incontro, nuove conoscenze, apertura degli orizzonti. Insomma ha fatto bene al cervello che si è sconnesso dalle incombenze quotidiane e al cuore che si è riempito di sentimenti positivi che aiutano a riprendere la nostra solita strada con animo più leggero.