istock-639895050

Tutte le stagioni in cui diciamo “Tu e Io”

Ho letto con molto interesse e, sovente con commozione, il libro che Maria Girardet Soggin ha dedicato a suo marito, il pastore Thomas Soggin. Come dice il titolo Tu e Io*, il libro di Maria G. Girardet concerne un interlocutore «Tu» e se stessa, «Io». Il «tu» al quale l’autrice si rivolge non è un ipotetico lettore ma, per l’appunto, il marito Thomas o Thommy, come viene chiamato dai familiari e dagli amici. L’autrice fedelmente ricostruisce le fasi più significative della loro vita a due, ricca di impegni in ambito sia culturale sia spirituale, una vita vissuta intensamente e con dedizione reciproca. Thommy, tuttavia, pur essendo il personaggio su cui si incentra il testo, non parla mai direttamente, ma sempre attraverso le parole di Maria che, fedelmente, riproduce e interpreta quanto suo marito ha detto o voluto dire.

Questa scelta dell’autrice è ciò che caratterizza il volume, in particolare i capitoli che ripercorrono il cambiamento profondo che si verifica quando Thommy è colpito da Alzheimer e la loro vita a due è resa particolarmente difficile. Così, nella pagina datata 10 settembre 2013, riferendosi a un soggiorno a Torre Pellice durante il Sinodo annuale delle chiese metodiste e valdesi, ricorda l’episodio che rende palese la malattia di Thommy: «Ci eravamo dati appuntamento sulla panchina che si trova tra il tempio e l’aula sinodale. All’ora fissata ero su quella panchina aspettando pazientemente. Ma tu mi cercavi altrove, dappertutto, finché avevi trovato il nostro amico Ernesto e con sguardo sperso gli avevi detto: “Non trovo più Maria”». (p. 11).

Altre lacune nella memoria di Thommy sono evidenziate nelle pagine successive, in particolare la difficoltà di ricordare il suo impegno nelle chiese valdesi di Como, Milano, Bergamo, la pubblicazione di libri scritti insieme a Maria, l’enorme lavoro fatto come presidente del Centro culturale protestante di Bergamo. Poi il graduale disinteresse per i viaggi e la scarsa partecipazione: «l’impressione è che sei venuto al traino, circondato dall’affetto di tutti ma assente» (p. 22). Oppure: «Ti vedo silenzioso e taciturno quando sei in mezzo alla gente» (p. 24).

La domanda che mi pongo è come vivano questo cambiamento Maria e i suoi figli. Pur nella difficoltà che ne consegue, il legame «Tu e Io» non si affievolisce perché costruito attraverso anni di impegno spirituale, sociale e culturale; di dono di sé sia nella vita famigliare sia in quella comunitaria. E per finire vorrei aggiungere una nota personale. L’amicizia che mi lega a Maria e Thommy Soggin risale a molti anni fa, quando sono stati ospiti miei nel periodo del Sinodo, ospitalità che si è rinnovata negli anni successivi, fino ad anni recenti. Dal nostro primo incontro a oggi abbiamo mantenuto questo legame, con scambi di ospitalità che hanno approfondito la nostra reciproca conoscenza. Ho avuto il piacere di essere ospite di Maria e Thommy Soggin a Bergamo la settimana scorsa e, pure essendo consapevole della situazione non facile, ho apprezzato molto la loro fedele amicizia e il loro affetto.

* Maria G. Girardet, Tu e Io, il furto della mente e l’amore incatenato. Vivere con l’Alzheimer. Bari,

Edizioni Giuseppe Laterza, 2018, pp. 149, euro 20,00.