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Le chiese battista e valdese di Catania gridano: «Basta morti nel Mediterraneo»

Anche quest’anno le chiese battista e valdese di Catania non hanno voluto mancare al tradizionale appuntamento del “culto in campagna”. Infatti, domenica 15 luglio, le due comunità si sono riunite presso il terreno agricolo ( con annessa una rustica ma comoda casetta ) appartenente a una sorella di chiesa: un luogo delizioso posto nel “parco dell’Etna”, a circa 1000 metri di altezza s.l.m.

Un appuntamento che ha permesso non solo di vivere delle ore fuori dal contesto urbano e da quello istituzionale del canonico “luogo di culto” ma anche di avere la partecipazione – come anche in passato – di persone che abitualmente frequentano altre realtà ecclesiali. Quest’anno la presenza di cattolici, luterani, evangelicali: tutte persone che a, vario titolo, ( essenzialmente volontari che cooperano alla “scuola di Italiano per migranti” , alla Casa di accoglienza “Granello di Senape”, all’associazione “Navarria – Crifò, al coro “Note di Pace”  ) hanno stabilito dei legami con le nostre due comunità.

Al centro dell’evento domenicale vi è stato l’ascolto della Parola di Dio. I presenti hanno lodato il Signore, pregato, cantato inni spirituali, letto brani della Scrittura, ascoltato la predicazione della pastora Silvia Rapisarda centrata sul testo di Giovanni 15: 1 – 17. In un tempo come l’attuale ( nel quale non soffriamo alcuna persecuzione fisica ma subiamo gli effetti indotti dalla secolarizzazione e la minaccia proveniente da idoli, persone, ideologie che vogliono dare sicurezze false ed effimere ) la Parola che è stata predicata dalla Pastora ha saputo toccare le giuste corde per edificare i presenti.

Dopo l’agape sorerna e fraterna, si è tenuta un’assemblea che ha preso in considerazione due documenti: uno “Per un mondo diverso. Basta morti nel Mediterraneo” ( relativo ai respingimenti e alle politiche dei Paesi sviluppati verso quelli sottosviluppati e/o in guerra ) e un altro relativo alla richiesta di revoca di una delibera del neo Sindaco di Catania. Una delibera, quest’ultima, la quale prevede fra l’altro il «divieto di bivaccare specie nelle aree del centro cittadino, anche per l’intera notte, all’aperto, con sedute  e ricoveri  di fortuna …. utilizzando oggetti di varia natura, come cartoni, coperte, scatoloni, materassi…» imponendo a chi viola l’ordinanza multe che vanno da 50 a 300 euro.

Per quanto attiene al primo documento si è avuto un ampio e approfondito dibattito: si è convenuto di rivedere il documento base ( già redatto dalla pastora ) e redigerne uno che, pur conservandone l’impianto originario, tenesse conto delle osservazioni espresse sia su alcuni aspetti sia di contenuti che di forma. Un documento da diffondere e che alleghiamo a questo report.

Per quanto riguarda il secondo documento, l’assemblea si è espressa per la richiesta di revoca ( richiesta già espressa da decine e decine di associazioni catanesi ) poiché – similmente a quanto avviene in altre città – intende risolvere la problematica dei barboni, e delle persone prive in assoluto di alcun alloggio, proibendo loro di dormire per strada senza risolvere, strutturalmente, queste loro necessità primarie.

Ecco il testo del documento Per un mondo diverso. Basta morti nel Mediterraneo” prodotto dalle chiese battista e valdese di Catania:

Un Mediterraneo di morte

Dall’inizio dell’anno, nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare, più di 1.400 persone hanno già perso la vita. Una strage che si sarebbe potuta evitare se fossero stati attivi canali regolari per le immigrazioni e se non si riscontrasse, a livello europeo, una generalizzata recrudescenza delle politiche di respingimento.

Strazio e indignazione.

come cittadini/e di questo Paese, ancor di più come credenti nel Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, non solo siamo straziati/e per la morte di ognuno di questi/e migranti ma anche indignati/e per l’imbarbarimento del discorso politico nazionale sui temi dell’immigrazione e per l’abuso di potere di un Ministro dell’Interno che disattende il diritto internazionale e pone in atto politiche di chiusura non avallate da alcun dibattito e atto parlamentare.

Cause complesse

Siamo consapevoli della complessità del fenomeno migratorio ma non per questo possiamo chiudere gli occhi dinnanzi ad esso. Al contrario riconosciamo che non sia l’immigrazione a dovere essere combattuta, ma invece ogni processo che porti a cambiamenti climatici e ogni politica che sia densa di quelle ingiustizie che producono povertà, guerre, disastri ambientali e sfruttamento economico.

La nostra denuncia

Denunciamo lo sfruttamento delle risorse dei cosiddetti Paesi poveri o in via di sviluppo da parte dei Paesi cosiddetti industrializzati, occidentali e asiatici.

Denunciamo, come cittadini/e di un paese occidentale, la nostra responsabilità per l’arricchimento dei nostri paesi attraverso:

– il commercio di armi;

– politiche estere che in molti Paesi foraggiano guerre civili strumentali ad alleanze funzionali ai nostri interessi;

– l’ingerenza economica che favorisce in quei paesi la corruzione nella pubblica amministrazione e la crescita del debito pubblico non permettendo il pieno sviluppo di un’economia libera e autodeterminata a livello locale;

– le regole di un mercato economico globale che favoriscono vecchie potenze, e potenze emergenti, idolatrando il profitto a vantaggio di pochi e a discapito del diritto alla vita e al benessere di milioni di esseri umani.

Chiediamo una radicale inversione di rotta

Questi complessi fenomeni, di non immediata risoluzione, richiedono una conversione e un ravvedimento globale a lungo termine.

Invochiamo quindi una inversione di rotta, andando al di là delle nostre menti, vedendo noi stessi/e e la realtà da una prospettiva nuova e innovativa. Alla politica italiana, europea ed internazionale, chiediamo questo e nulla di meno.

Chiediamo alle singole persone di non essere conniventi con la propaganda che indica come causa dei “mali contemporanei” gli effetti di responsabilità non imputabili a chi oggi paga il prezzo più alto.

Come credenti

Noi professiamo che la fedeltà al crocifisso, Gesù Cristo, non risiede nel fare di un idolo di legno la bandiera della propria identità nazionale, ma nell’ascoltare il grido di dolore dei crocifissi e delle crocifisse del nostro tempo.

Noi affermiamo, con le parole del pastore Martin Luther King Jr, che “ogni religione che professa di essere interessata all’anima delle persone, ma non è preoccupata dei tuguri in cui vivono da dannate, delle condizioni economiche che le strangolano, delle condizioni sociali che le umiliano, è una religione secca come la polvere”.

Noi, infine, affermiamo che un altro mondo è possibile. Promessoci da Dio, esso è già all’opera: è eredità donata a chi oggi è nel dolore, nella fame, nelle persecuzioni.