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Il pianoforte di Fanny

Da poche settimane è uscito il libro che segna il ritorno alla narrativa della collana del Centro Culturale Valdese; un ritorno all’insegna delle storie con protagoniste femminili.

L’autrice è Luisa Gay, regista teatrale e drammaturga di Milano, che è entrata in contatto con alcune di queste storie grazie alla famiglia valdese del marito. Attraverso i racconti famigliari, ha cominciato a interessarsi ad alcune biografie, tra cui quella di un’antenata della famiglia Gay: Charlotte Beckwith, figlia del generale, cugina della nonna del marito. L’autrice è poi arrivata a consultare gli archivi del Centro Culturale dove si custodiscono molti documenti e molti racconti. Lei si è appassionata ad alcune di queste storie e ha cominciato un’importante ricerca storica e documentale del periodo che va dal 1800 ai primi del 1900. Il gruppo di biografie messe insieme comprende sette donne e la vicenda di una di queste da il titolo al libro, Il pianoforte di Fanny; una biografia che sembra arrivare con un felice epilogo fino ai giorni nostri.

Gabriella Ballesio, dell’Archivio della Tavola Valdese, racconta: «Fanny Zürcher era nata nel 1855 in Svizzera, il padre medico si trasferisce con la famiglia a Nizza, la città, dopo Parigi, più effervescente della Belle Époque. Questa scelta, dettata dal bel clima marino, non si rivela subito felice: il padre fa fatica a trovare impiego, finché un colpo di fortuna ne cambia la sorte e il medico viene inserito nell’ambiente dell’alta aristocrazia; nonostante questo non smette mai di curare anche i più poveri e di prestare visite nei quartieri più marginali. Non bisogna dimenticare che, sebbene non si possa parlare di una famiglia pastorale, erano intimamente legati a questa dimensione attraverso l’educazione ricevuta dal nonno. Fanny ha quindi la possibilità di ricevere un’ottima educazione, e si distingue nello studio della musica, per la quale ha una grande passione e talento, per questo il padre le regala un pianoforte a mezza coda. Dopo una giovinezza segnata da una delusione amorosa, durante la quale Fanny si dedica alla chiesa e ai concerti per beneficenza, incontra il pastore David Peyrot col quale si sposerà. Il grande cambiamento per Fanny sarà tra la vita a Nizza e quella che la aspetta ad Angrogna, dove il marito deve trasferirsi. Ad accompagnarla però, ci sarà il pianoforte che si fa spedire e che suonerà nel presbiterio di Angrogna. Si trasferiranno poi a Torino e il pianoforte li seguirà, negli anni della pensione si sposta a villa Olanda, la casa di famiglia, e a villa Moravia. È stato suonato da Fanny fino alla morte e dopo essere stato nella biblioteca della casa valdese, chiuso, per molti anni, è stato da poco portato a Villar Pellice, dove è stato accordato ed è di nuovo utilizzato anche per i concerti dei giovani studenti della scuola di musica di Villar».