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Festival di Venezia, assegnato il premio per il dialogo interreligioso

“Tel Aviv on fire”: il film del regista palestinese Sameh Zoabi è il vincitore del premio interreligioso alla 75° mostra del cinema di Venezia, che si è chiusa sabato 8 settembre dopo 10 giorni di proiezioni. Il riconoscimento viene assegnato da Interfilm, fondata nel 1955 da numerose associazioni cinematografiche protestanti in Europa, organizzatrice di  giurie nei più importanti festival cinematografici quali Cannes, Berlino, Locarno. Dal 2011 anche a Venezia, avvalendosi del supporto dell’associazione cinematografica protestante “Roberto Sbaffi”. La motivazione ufficiale che accompagna l’assegnazione del premio afferma che «Questa commedia brillante, provocatoria e dissacrante, offre uno sguardo originale su uno dei più dolorosi conflitti del nostro tempo. Uno sceneggiatore palestinese instaura un’inattesa collaborazione con un ufficiale israeliano che lo aiuta a sviluppare la trama della serie televisiva sentimentale Tel Aviv on Fire. Il film ribalta il confine tra cruda realtà e visioni romantiche, lavorando sulle identità dei personaggi e aprendo uno spazio creativo per il dialogo».

 La giuria chiamata ad assegnare il premio per il dialogo interreligioso è composta da donne e uomini provenienti da vari paesi. A presiederla quest’anno la svizzera Daria Pezzoli-Olgiati, docente di scienze e Storia delle religioni presso la facoltà di teologia evangelica dell’università di Monaco di Baviera; con lei il tedesco Christian Engels, ministro di culto e fra i responsabili della comunicazione dell’Ekd, la Chiesa evangelica in Germania, lo scozzese Jolyon Mitchell, professore di Comunicazione all’università di Edimburgo e in passato autore per la Bbc, e l’italiana Federica Tourn, giornalista, già redattrice di Riforma. A lei abbiamo chiesto alcune impressioni, intanto legate al film vincitore: «Non è stato semplice scegliere fra i 40 film che abbiamo visionato, appartenenti alle varie categorie presenti al festival. Diversi lavori erano validi non solo dal punto di vista estetico, ma rispondenti anche ai criteri per cui il premio è stato istituito, con particolare riferimento alla promozione del dialogo fra le religioni. La scelta è caduta sull’opera del regista Zoabi, una commedia in cui si ride anche molto, ma in cui allo stesso tempo non si perde mai di vista la serietà del conflitto in corso e le quotidiane difficoltà vissute dalla popolazione».

Fra gli aspetti interessanti quello del lavoro in gruppo della giuria, compagni di strada provenienti da esperienze differenti: «Si tratta di una modalità molto arricchente – prosegue Tourn – che prevede un confronto su ogni film visto. Emergono dunque le sensibilità, la formazione e le esperienze dei componenti, e vengono in questo modo messi in luce elementi di giudizio che solo il dialogo fra le parti fa emergere pienamente».

Chiese e cinema, un binomio che non pare così scontato, ma che secondo Federica Tourn «non è altro che una possibilità che le chiese hanno di raggiungere persone che non sarebbero interessate al linguaggio religioso. Per i credenti il linguaggio cinematografico è invece un’altra modalità per esprimere la propria fede e per vedere espressa la dimensione spirituale dell’esistenza. Inter-film poi, con il messaggio di promozione del dialogo fra le diverse religioni, è quanto di più attuale possa esserci. Il riconoscimento offerto al film vincitore può così essere un incentivo capace di valorizzarlo e magari aiutarlo a trovare distributori e un minimo di visibilità aggiuntiva».

Nella foto la giuria ecumenica, con al centr  dan Kleiman, sceneggiatore del film Tel Aviv on fire