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Torna il Festival Mediterraneo della laicità

Il termine “Festival” sta a indicare un lasso di tempo appositamente scelto e dedicato a un determinato tema; con “Mediterraneo” abbiamo una visuale di un’area geografica multiforme, punto nodale di alcune tematiche attualmente al centro di dibattiti internazionali; con “laicità” si individua un’intenzione, una modalità di incontro e confronto che molto spesso è presupposto necessario per lo scambio di idee anche molto diverse tra loro.

Ed ecco la formula del Festival Mediterraneo della laicità che torna a Pescara per l’undicesima volta, dal 19 al 21 ottobre.

Il pensiero degli organizzatori quest’anno è rivolto alle tematiche di genere, alla sessualità, alle differenze culturali alla base del rapporto uomo-donna e di come queste agiscono nel mondo economico e sociale. Saranno tre giorni di studio tra arte, filosofia, scienza, economia, bioetica e medicina che si potranno seguire anche dal sito, www.itinerarilaici.it.

Una manifestazione sostenuta come progetto culturale dall’Otto per mille della Tavola Valdese, il che consente, come sottolinea la curatrice dell’organizzazione del festival Silvana Prosperi, di avere un programma ricco e variegato.

Quali sono gli scopi e la filosofia del festival?

«Tutto è nato dal confronto all’interno di un gruppo di lavoro che ha portato alla costituzione di un’associazione culturale. Nel tempo abbiamo continuato a confrontarci sulla necessità di offrire un terreno di confronto che rafforzasse la dimensione della laicità come un elemento importante e indispensabile per i giorni che attraversiamo; modalità che nel corso di questi anni si è rivelato ogni momento più necessario per favorire una possibilità di incontro, di dialogo e di confronto. Senza questa dimensione culturale laica la società e la cultura di un paese soffrono. Vediamo molto bene le conseguenze di questo deficit di attenzione nei confronti della laicità».

Come è da intendere la laicità nell’intenzione del festival?

«Si tratta di smantellare una visione di contrapposizione. Nel concetto di laicità c’è questa capacità di rispetto reciproco, nessuna dimensione di assoluto e sopraffazione, ma esattamente il contrario. Essere laici non deve essere confuso con l’essere anti religiosi, bensì aiutare e condividere tutte le forme di pensiero nel pieno rispetto di ciascuna, che si sia credenti, non credenti o diversamente credenti. È un’azione civile attraverso la quale le proprie convinzioni e punti di vista diventano una ricchezza collettiva e non una separazione o, peggio ancora, una sorta di integralismo volto ad affermare assoluti che sono storicamente deleteri».

Perché avete scelto la sessualità come tema di quest’anno?

«Perché non vogliamo parlare di laicità in senso astratto, ma coniugandola con il dibattito su problematiche emergenti, come dimensione di libertà. Con il direttore scientifico, Maurizio Ferraris, alla fine di ogni festival si sceglie il tema per l’anno successivo; per quest’anno è appunto Sesso e società. Che genere di ingiustizie?. Parleremo di genere, delle nuove forme di genitorialità, di tecniche riproduttive, della disparità economica tra donne e uomini e femminicidio, un dramma italiano particolarmente allarmante. Organizziamo gli incontri con relatori che ci aiutano a portare questo tema in diverse articolazioni. Venerdì 19 apriamo con un intervento di Elvira Diana, professoressa all’ Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, per affrontare il tema della sessualità nella letteratura araba. Un momento importante di ogni incontro è il dibattito coi relatori e gli studiosi: il nostro è un pubblico piccolo, ma fedele e attivo».