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Liberato il pastore Andrew Brunson

Il pastore americano Andrew Brunson, detenuto in Turchia dal 2016 per il suo presunto coinvolgimento nel fallito golpe di due anni fa, è stato rilasciato venerdì scorso. «Sono un uomo innocente. Amo Gesù, amo la Turchia», ha detto il pastore nel corso dell’udienza precedente alla sentenza.

La Corte di Aliaga ha condannato il pastore a tre anni, un mese e 15 giorni di carcere, ma in considerazione dei due anni già trascorsi in prigione e della sua buona condotta, gli sono stati revocati gli arresti domiciliari  e il divieto di viaggiare all’estero.

Brunson, 50 anni, originario del Nord Carolina, ha vissuto in Turchia per oltre venti anni come pastore della piccola chiesa presbiteriana della Resurrezione a Izmir. Nell’ottobre del 2016 era stato arrestato con l’accusa di avere legami con il Partito indipendentista curdo (Pkk), fuorilegge in quanto additato di terrorismo, e con il movimento di Fethullah Gulen, predicatore e politologo turco in esilio negli Usa, considerato da Ankara il responsabile del fallito colpo di Stato del 2016.

Brunson, che ha sempre negato il proprio coinvolgimento, rischiava fino a 30 anni di prigione.

Alcuni osservatori notano che l’arresto di Brunson e di altre decine di americani sia stato utilizzato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel tentativo di costringere gli Usa a consegnare Gulen, attualmente in esilio in Pennsylvania.

Il caso del pastore aveva portato a un forte inasprimento dei rapporti diplomatici tra Washington e Ankara, ma già dallo scorso agosto le diplomazie dei due Paesi stavano negoziando il rilascio di Brunson. Adesso l’avvenuta liberazione ricompatta i due paesi della Nato, riavvicinati in questi giorni anche nello spinoso caso del presunto omicidio del giornalista saudita Khashoggi nell’ambasciata d’Arabia in Turchia.

La liberazione di Brunson è stata ottenuta anche grazie alle pressioni dei conservatori cristiani americani, un’importante base elettorale per Donald Trump. Il presidente degli Usa ha subito accolto alla Casa Bianca il pastore Brunson, che ha ringraziato Dio in preghiera per il determinante ruolo diplomatico svolto da Trump nel suo rilascio.