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Le geografie del futuro

In un mondo in cui i luoghi si definiscono attraverso dei confini, il Mudec, Museo delle Culture di Milano, decide di dedicarsi alle Geografie del Futuro, almeno questo è il nome della serie di eventi, appuntamenti e delle tre mostre inaugurate a settembre e che accompagneranno il pubblico fino ad aprile 2019. In particolare Capitani Coraggiosi è la mostra curata proprio dal Mudec a partire dalle proprie collezioni, nata per esaminare quello che è successo ai capitani coraggiosi della regione e del paese, e che propone delle interviste rivolte a fisici, astronauti, chef, persone dei mestieri più diversi che si interrogano su quelle che saranno, secondo loro, le geografie del futuro. C’è poi la mostra Se a parlare non resta che il fiume, un percorso improntato non soltanto incentrato sulle terre ancora da scoprire, ma legato a vicende umane da comprendere e raccontare. La mostra su Baksy, The art of Banksy. A visual protest, è un altro modo con cui il museo vuole provare a presagire le geografie del futuro.

Ne parla la direttrice del Mudec, la dottoressa Anna Maria Montaldo

 Come mai il Mudec ha deciso di concentrarsi sulla geografia?

 «Questa idea nasce proprio dalla missione del Mudec, dal suo dna. Un museo delle culture  contemporaneo, ma come tutti i musei,  credo debba lavorare non solo nel senso di una pratica di conservazione e valorizzazione del proprio patrimonio, ma deve assolutamente entrare in contatto  col territorio e con il mondo. Non dico per cercare di dare delle risposte, ma almeno per interpretare la cultura presente e per cercare di essere  un ponte, un mediatore verso chi lo frequenta e partecipa alle sue attività. L’idea nasce da alcune domande che ci siamo posti: che cos’è un museo, cosa può fare oggi  in una contemporaneità così complessa, articolata e confusa. Domande e risposte che lasciano ovviamente dei campi aperti, non sono assolute, ma già provare a guardare da punti di vista diversi, con una struttura mentale aperta, è un grande passo avanti».

Quali sono i concetti e le riflessioni affiorate rispetto al mondo contemporaneo e a quello futuro?

Intanto dobbiamo pensare alla geografia in senso più ampio rispetto a quella che abbiamo frequentato nei banchi di scuola. Complice e guida in questa progetto è stato Franco Farinelli, del comitato scientifico, che ci ha aiutato a sviscerare questo concetto. In un mondo in cui ci sembra che quasi tutto sia stato scoperto, che tutto sia a portata di mano attraverso il nostro cellulare e riusciamo ad arrivare a qualunque informazione, i viaggi sono diventati brevi e, a parte gli abissi e le grotte, tutta la terra è stata esplorata, che cosa significa geografia del futuro? Chi sono oggi i geografi che possono ridisegnare il futuro? Ovviamente non c’è una risposta univoca né siamo in grado di darla. Però sicuramente siamo in grado di interpretare ed essere  curiosi di cercare delle risposte attraverso il metodo scientifico, artistico e le tante possibilità che questo progetto offre».