istock-701124400

Dio, il nostro Redentore ora e sempre

Già fin d’ora, ecco, il mio Testimone è nel cielo, il mio Garante è nei luoghi altissimi
Giobbe 16, 19

Nella mia prima difesa nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato; ciò non venga loro imputato! Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte
II Timoteo 4, 16-17

Il drammatico racconto delle vicende di Giobbe è realtà al pari di tante vite che abbiamo incrociato nella nostra esistenza. Quante famiglie abbiamo conosciuto sulle quali si sono abbattuti eventi catastrofici in serie. Quante persone, per insensibilità e superficialità, invece del conforto richiesto sanno solo rivolgere accuse immeritate. E talvolta da chi è meno considerato possono giungere parole più sagge di quelle profferite da uomini e donne di autorità e di esperienza.

Nonostante Giobbe protesti con Dio, convinto di non essere stato trattato giustamente, il suo lamento, la sua richiesta, la sua speranza sono sempre rivolte a Lui. Giobbe, nel suo dolore, cerca il contatto con Dio, non vuole che la relazione si interrompa, si appella al suo intervento anche per il giorno in cui non gli sarà più possibile difendere la propria causa.

«Il mio Testimone è nel cielo, il mio Garante è nei luoghi altissimi» è una meravigliosa confessione di fede, confermata e ampliata da quell’altra affermazione: «Io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere… quando sarà distrutto questo corpo… vedrò Dio» (19, 25-26).

Il Redentore, il GOEL, è una figura fondamentale che percorre tutto il Primo Testamento, colui che vendica, che riscatta, che risolleva, come è stato Adonai per Israele schiavo in Egitto, come è stato Boaz per Rut e Noemi, come dovrebbe essere il Re per chi nel popolo subisce ingiustizia, come sarà il Messia nelle visioni del Secondo Isaia.

Giobbe scopre che non tutto finisce con lo spegnersi della esistenza biologica, perché non solo qui e ora Dio tiene ogni cosa, ogni creatura nelle sue mani, ma che anche oltre la soglia dell’ultimo respiro «i miei occhi lo contempleranno». 

Giobbe intuisce, comprende, ammette sommessamente «il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha visto» (42, 5). Il suo GOEL c’è.

Anche il nostro GOEL c’è: Gesù di Nazareth, il Cristo, da Dio costituito il Redentore nostro e di tutta la creazione.