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Comunione, al di là di tutto

La sofferta decisione della Conferenza generale straordinaria della United Methodist Church di fine febbraio (ne abbiamo parlato qui) non è passata inosservata. E mentre all’interno della Umc si cerca una via comune, arrivano le prime reazioni dalle denominazioni che negli ultimi decenni hanno affrontato il tema dell’omosessualità, che nelle ultime settimane hanno accompagnato i fratelli e le sorelle metodiste con le loro preghiere.

 

presbiteriani della PcUsa, che hanno adottato una strada analoga a quella del One Church Plan, in modo da permettere a posizioni molto diverse di convivere sotto lo stesso tetto, nel 2011 hanno approvato la consacrazione di pastori e laici impegnati in una relazione omoaffettiva, valutata caso per caso. Dall’Assemblea generale del 2014 è diventato possibile celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, per decisione del singolo pastore o della congregazione. Tra il 2012 e il 2016 la denominazione ha visto una perdita di circa 100 congregazioni all’anno (alcune hanno formato una nuova denominazione, l’Evangelical Covenant Order of Presbyterians – Eco), ma il ritmo di questa “emorragia” sembra essere calato. Peraltro, hanno esplicitato i leader dell’Eco, le motivazioni dell’abbandono non erano legate solo alla questione dell’omosessualità.

Lunedì 4 marzo, l’ufficio dell’Assemblea generale della PcUsa ha diramato un comunicato in cui, ricordando ancora gli anni di dibattiti sulla piena inclusione delle persone lgbtq, «le profonde ferite di anni di rifiuto e alienazione», le dolorose separazioni, afferma di «stare ancora imparando a vivere pienamente il dono dei cristiani lgbtq all’interno della chiesa». Al di là delle diverse interpretazioni delle Scritture, i presbiteriani ritengono di essere stati «fedeli alla guida dello Spirito Santo. Siamo profondamente arricchiti dalla integrità e della fedeltà con cui tutti i figli di Dio servono nella sua missione e ministero. Crediamo nella inclusività radicale di tutto il popolo di Dio, e che l’amore trionfa sopra il giudizio. Affermiamo il dono che abbiamo ricevuto dai cristiani lgbtq che servono nella PcUsa e riteniamo che l’unica condizione per essere membri della chiesa sia la fede in Gesù Cristo». Hanno infine ribadito il proprio appoggio a quanti sono emarginati e oppressi, l’impegno a lavorare per un mondo in cui tutti possano vivere in modo libero e sicuro, ma anche la vicinanza con quanti hanno posizioni differenti, perché accomunati dalla fede nello stesso Dio.

 

Per la Chiesa evangelica luterana in America (Elca), l’apertura al tema dell’omosessualità è arrivata paradossalmente proprio con il riconoscimento della piena comunione con la Umc nel 2009. Anche in questo caso le decisioni sui casi specifici sono state lasciate alle congregazioni, e come per la PcUsa ci sono stati abbandoni, ma spesso precedenti e legati ad altri aspetti come la disapprovazione della comunione con la chiesa episcopale nel 1999, dando origine alla Lutheran Congregations in Mission for Christe alla North American Lutheran Church).

A seguito della Conferenza generale della Umc, la presiding bishop dell’Elca, Elizabeth Eaton ha scritto una lettera alla propria chiesa in cui, ribadendo il sostegno in preghiera e canto «a tutto il popolo metodista», ha ricordato che le implicazioni della decisione non sono certe, dal momento che il Judicial Council della Umc deve ancora deliberare. Quello che è certo è che «le conclusioni non hanno portato la maggiore unità che in tanti desideravano». Ha quindi ribadito la piena comunione fra Elca e Umc, le relazioni di amicizia, la condivisione dei ministeri, e ricordato il grande passo compiuto nel 2009 con l’accettazione di pastori e coppie apertamente lgbtq, una decisione (dichiara Eaton) che nonostante le controversie «ha portato forza e benedizioni per la nostra vita e missione, ben al di là di quanto potessimo immaginare».

Ha concluso chiedendo alla propria chiesa «di continuare a essere al fianco della Umc, scambiando doni e condividendo fardelli», e pregando per essa.

 

Prudenza invece dal mondo anglicano ed episcopale, da cui al momento non arrivano dichiarazioni, recentemente agitato proprio sul tema dell’omosessualità per la decisione dell’arcivescovo Justin Welby di non ammettere i coniugi gay alla prossima Conferenza di Lambeth, cui sono per tradizione invitate le mogli dei vescovi (e i mariti delle vescove, più rari visto che la prima vescova è stata consacrata nel 2015). La decisione riguarderebbe un numero ridotto di persone, cui il vescovo ha scritto personalmente per spiegare la sofferta decisione, ma si tratta di una questione di principio, che riporta in primo piano le discipline e soprattutto la volontà di non urtare le sensibilità presenti nella chiesa. Nell’incontro mondiale dei vescovi della Comunione anglicana che si terrà nel 2020 si incontreranno infatti rappresentanti di più di 165 paesi del mondo, con le medesime frizioni e divergenze emerse nella Umc. Si può immaginare l’attesa per questo incontro: l’ultima volta si è tenuto nel 2008, e diversi avevano rifiutato di parteciparvi proprio per l’opposizione a una piena inclusione delle persone lgbtq nella vita della chiesa. E le prospettive per il 2020 non sono certo più concilianti (vedi per esempio qui)…

 

(Foto: via Pixabay)