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Vogliamo adulti che decidano

Sono puri i loro sogni. Potremmo prendere a prestito il titolo del libro del giornalista, fumettista e scrittore Matteo Bussola, per descrivere la spinta che ha portato migliaia di ragazzi a manifestare in tutta Europa contro i mutamenti climatici. Dalla determinata fermezza di Greta Thunberg è nato il primo sciopero degli studenti contro le malattie del pianeta e per un futuro possibile. Molte altre ragazze e ragazzi in Italia, Belgio, Germania, Usa e in tutto il mondo, hanno seguito il suo esempio. Ferma posizione, denuncia decisa, pressione mediatica, semplici slogan hanno raggiunto milioni di ragazzi grazie ai social per chiamarli a raccolta e per dire ai politici, agli uomini e alle donne di governo di smetterla di tergiversare e di mettere al primo posto delle loro agende la lotta contro i cambiamenti climatici.

Il mondo adulto si è stupito quando il 15 marzo migliaia di ragazzi e ragazze, per lo più adolescenti e preadolescenti, hanno svuotato le aule scolastiche per riempire piazze e strade con cartelli millenaristici. Accolti da alcuni con sufficienza sarcastica o criticati per la loro mancanza di coerenza o giudicati con sorrisi di compiacenza, essi stanno dicendo qualcosa di più che una simpatica e condivisibile protesta. Più che una personale adesione a modelli di vita rispettosi e consapevoli, la maggior parte di loro è forse spinta da impressioni emotive e scosse emozionali che solo gli adolescenti sanno ancora provare davanti a immagini di orsi bianchi affamati alla deriva, foreste secolari in fiamme, delfini soffocati dalla plastica, città avvolte dalle nubi tossiche. Ma una cosa è a loro ben chiara: vogliono un futuro, una speranza, vogliono essere ascoltati.

Ed è forse questa la sfida più alta per noi adulti, assorbiti dalle mille incombenze della vita quotidiana, resi indifferenti e cinici dal nostro ripiegamento sulla contemporaneità personale, sull’immediatezza del bisogno, sul feticismo della merce. Questo neonato movimento sta realizzando un rovesciamento: i giovani adolescenti urlano, chiedono attenzione, prendono per le spalle gli adulti, li scuotono e li chiamano per superare l’intorpidimento delle loro coscienze e sottrarli alle sterili secche della contrapposizione settaria, all’egoismo costruito sul benessere e sul consumismo. Si sono stufati di adulti che hanno deciso di non decidere. Sono stanchi di assistere all’evaporazione degli adulti in una silenziosa passività. Lo sanno bene gli insegnanti: sono i ragazzi a educare gli adulti.Ed è ancora più curioso che ciò che era costitutivo della nostra adolescenza, e cioè l’assolutizzazione del presente, si caratterizzi oggi come una decisa propensione per la dimensione del futuro, dove l’idealità torna a guidare una visione del mondo. Cercano serenità. Reclamano ascolto, Vogliono scelte. Chiedono al mondo adulto, “responsabile, informato, competente” di uscire dal narcisismo per tornare a essere guida sicura e autorevole, eticamente corretta, sincera e onesta.

In questo movimento non c’è solo una sana e giusta lotta ambientalista: si intravede un mutamento antropologico che vuole superare i decenni di tramonto del mondo adulto, di genitori che hanno voluto tenere i figli al riparo dagli ostacoli dell’esistenza, proteggendoli dalla frustrazione, dall’ingiustizia, dai pericoli della materialità della vita. Vogliono tornare a desiderare e a sentire la spinta del bisogno e della paura, vogliono sperimentare l’errore e la fuga, l’avventura e il rischio, per uscire dalla cintura di protezione in cui li abbiamo rinchiusi e sottratti al mondo. I ragazzi del Friday for Future sono come Telemaco che aspetta il ritorno del padre, che non è morto ma che è assente, sono figli che chiedono il ritorno nel mondo degli adulti: non per sentire prediche o adeguarsi al loro nostalgico passato, ma per ricevere un’eredità fatta non solo di cenere, fumo, plastica e polvere, ma desiderio, passione, fede, futuro. Chiedono un mondo in cui gli adulti tornino a fare gli adulti. C’è un movimento di adolescenti che guarda avanti, che torna all’agire, che vuole ascolto. «Ho udito il grido del mio popolo» è la parola del Signore (Esodo 3). Vogliamo provare a rispondere con la nostra testimonianza di desiderio, di promessa, orizzonte, fede e speranza?