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Donne di fede nella società

Dal 29 al 31 marzo si svolgerà a Roma, presso la sede dell’Esercito della Salvezza in via degli Apuli 41, il XII Congresso nazionale della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei). Ledelegate dei vari gruppi, movimenti e unioni femminili – valdesi, metodiste, luterane, battiste, avventiste, salutiste, riformate – saranno chiamate a eleggere il nuovo Comitato della Federazione che lavorerà nei prossimi quattro anni. Abbiamo rivolto alcune domande a Dora Bognandi, avventista e presidente uscente.

Il versetto guida del XII Congresso è «Come in cielo così in terra (Mt 6, 10). Donne evangeliche in una società in cerca di orientamento e speranza».Quali riflessioni hanno motivato questa scelta?

«Abbiamo voluto mettere l’accento sulla peculiarità che caratterizza la Fdei, una federazione fatta di donne di fede evangelica che si ispirano al Vangelo e che operano in una società in cui sta cambiando tutto. I grandi sociologi definiscono quest’epoca una sorta di “interregno”, in cui le persone si chiudono in un individualismo esasperato e temono il futuro. Ci siamo chieste quale può essere il nostro apporto in questa società in cerca di orientamento e speranza. Per rispondere a queste domande ci ispiriamo a Gesù, che è il nostro punto fermo, e ai Vangeli per cercare dei valori “alti” da attuarli poi nella società: come in cielo così in terra, appunto. Siamo donne di fede e vogliamo confrontarci con la società in cui viviamo, proprio per questo apriremo il Congresso con una tavola rotonda pubblica su «Giustizia di genere, diritti di tutti e tutte. Il contributo delle donne in una società in cerca di orientamento e speranza», alla quale interverranno l’europarlamentare Elly Schlein, la teologa valdese Letizia Tomassone, e Francesca Koch, presidente della Casa Internazionale delle donne».

Il Congresso è un momento di valutazione del percorso fatto in quattro anni. Quali sono a suo avviso le azioni importanti che hanno caratterizzato questo mandato?

«Nel quadriennio abbiamo vissuto delle ricorrenze particolari: il 40esimo anniversario della Fdei, il 500enario della Riforma protestante. Solo nel 2018 abbiamo ricordato: la Costituzione italiana, la Dichiarazione universale dei diritti umani, la morte di M. L. King, il ’68, tutte ricorrenze che ci portavano a riflettere sui diritti umani che abbiamo voluto declinare al femminile. Abbiamo prodotto un libro che ricordava la storia e la presenza femminile evangelica in Italia; ci siamo spese contro la violenza sulle donne attraverso due petizioni che sono state consegnate all’allora presidente della Camera, Laura Boldrini; ogni anno abbiamo pubblicato il quaderno “16 giorni per vincere la violenza”; abbiamo distribuito 8mila collane rosse; abbiamo organizzato conferenze stampa, convegni in sedi istituzionali (Camera e Senato), e in vari luoghi pubblici; abbiamo organizzato pre-sinodi e incontri a livello locale; abbiamo progettato e realizzato una mostra su alcune donne evangeliche delle varie denominazioni che hanno lavorato per i diritti umani. Infine, abbiamo collaborato alla nascita dell’Osservatorio interreligioso contro le violenze sulle donne. Per fare tutte queste cose abbiamo potuto contare su risorse umane e finanziarie. In particolare ringrazio la Chiesa valdese e metodista per il sostegno dato attraverso i fondi 8 per mille». 

Come descriverebbe la Fdei di oggi?

«La Federazione delle donne evangeliche è un organismo abbastanza vivo e collaborativo nei vertici, meno sentito e vivo a livello locale, quindi penso che bisognerà promuovere sempre di più scambi regolari tra le donne a livello locale». 

A quali altre sfide future sono chiamate le donne evangeliche?

«Altra sfida è di non abituarci alla disparità di genere. Talvolta siamo rassegnate o anche appagate dei traguardi raggiunti, e tendiamo ad abbassare la guardia. Invece ritengo importante di non far mancare mai lo sguardo femminile, sia nelle nostre chiese sia nella società. Dobbiamo imparare a lavorare sempre di più in rete anche con le realtà esterne. L’Osservatorio interreligioso, ad esempio, ha messo in evidenza il problema della subordinazione femminile anche nelle chiese, quindi c’è bisogno di far rete, di aiutarci reciprocamente e di scambiarci le nostre esperienze, le aspirazioni e i desideri. Una sfida futura può essere infine quella di promuovere le relazioni intergenerazionali: favorire il dialogo con donne più giovani sicuramente ci aiuterà a non perdere un patrimonio storico, e a rinnovarci».

Con il XII Congresso si conclude il suo mandato come presidente della Fdei. Di questa esperienza cosa porterà nel suo bagaglio personale?

«Mi porto la gioia delle relazioni amichevoli: ho trovato delle sorelle, amiche che prima non conoscevo e che mi hanno fatto un grande bene. Inoltre, mi porterò la voglia di esserci, di non ritirarsi, ma di buttarsi nella mischia e dire la propria, di collaborare assieme ad altri e altre in progetti condivisi. Spero, con le forze fisiche che ho, di continuare a dare un apporto, e di sostenere chi porterà avanti il lavoro della Fdei dentro e fuori le chiese».