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Cercare la pace nella penisola coreana

Il Forum ecumenico per la pace, la riunificazione e la cooperazione allo sviluppo nella penisola coreana (Efk) si è riunito dal 10 al 12 luglio a Bangkok, in Tailandia. Tra i 46 partecipanti provenienti da 11 paesi c’erano membri della Comunione mondiale delle chiese riformate (Wcrc), tra cui il Segretario generale Chris Ferguson, e Hong Jung Lee, membro del Comitato esecutivo della Wcrc e segretario generale del Consiglio Nazionale delle Chiese nella Repubblica di Corea.

L’Efk ha emesso il comunicato «Cerca la pace e adoperati per essa» (Salmo 34, 14), che riassume la situazione attuale e fa diverse dichiarazioni che intendono portare avanti il processo di pace.

La Comunione mondiale delle chiese riformate raccomanda ai suoi membri il comunicato del Forum ecumenico dove si afferma di «sostenere nella preghiera e nella solidarietà i cristiani coreani, e di promuovere attivamente alleanze con tutte le organizzazioni e le persone di buona volontà che cercano la pace nella penisola coreana, nella regione e nel mondo».

Nel comunicato (la cui versione integrale può essere letta qui http://wcrc.ch/news/ecumenical-forum-on-korea-presses-for-peace),il Forum ecumenico «ribadisce il proprio impegno per la visione della pace e della riunificazione nella penisola coreana e per la realizzazione della Dichiarazione congiunta coreana di Panmunjom come quadro per il raggiungimento della pace. Come si afferma nella dichiarazione di Panmunjom, non ci deve essere più guerra nella penisola coreana. Deve esserci una fine alla divisione e allo scontro di lunga data inflitti alla regione. Deve essere dichiarata una fine formale alla Guerra di Corea, l’Accordo di Armistizio deve essere sostituito al più presto da un trattato di pace, e deve essere stabilito un regime di pace permanente e solido. L’obiettivo di una penisola coreana priva di nucleare deve essere perseguito, nel più ampio obiettivo di un mondo libero dal nucleare».

Nel documento gli estensori sottolineano anche che le sanzioni economiche e le politiche correlate (comprese le restrizioni di viaggio) imposte contro la Corea del Nord, non solo ostacolano seriamente le possibilità di incontro tra le persone – specialmente tra Nord e Sud Coreani e tra Nord Coreani e americani statunitensi – ma anche l’accesso umanitario e la cooperazione diaconale. «Pertanto – si legge – esploreremo modi in cui possiamo aumentare la consapevolezza degli impatti negativi delle sanzioni e aumentare la difesa per la loro rimozione».