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A Bezzecca e Storo in Trentino targhe in memoria di Louis Appia, fra i fondatori della Croce Rossa

21 luglio 1866: in Trentino il chirurgo Louis Appia, figlio di un pastore della chiesa vallona e fratello di Giorgio, pastore valdese, organizza il primo intervento di soccorso sul campo di battaglia della penisola italiana.

Louis Appia, un chirurgo di metà ‘800, dopo essere stato il co-fondatore insieme a Henry Dunant della Croce Rossa nel 1863 a Ginevra, venne in Trentino, negli ultimi dieci giorni di Luglio 1866, con lo scopo di soccorrere i soldati volontari dell’esercito garibaldino sul campo di battaglia di quella che sarà chiamata la “Battaglia di Bezzecca”.

La sua organizzazione di un ospedale da campo, allora chiamato ambulanza, fu la prima attività di soccorso sul campo di battaglia, che il Comitato milanese di soccorso ai militari feriti fece sulla penisola italiana.  A Storo e a Pieve di Bono incontrò il Generale Garibaldi e a Tiarno allestì l’ambulanza, azioni queste che hanno segnato la storia del futuro Movimento Internazionale della Croce Rossa, nei suoi primi passi.

Le amministrazioni comunali di Storo e di Ledro hanno accolto la proposta fatta dalla Società Louis Appia di Ginevra per celebrare i 200 anni della nascita del chirurgo Louis Appia (1818.2018) di organizzare una cerimonia nei luoghi dove il chirurgo di guerra operò.

Venerdì 19 luglio 2019 alle ore 20,45 in piazza Europa a Storo (in caso di maltempo la manifestazione si svolgerà presso la struttura Storo e20, loc. Piane) verrà scoperta la targa commemorativa che ricorderà quanto svolto da Louis Appia a Storo.

Domenica 21 luglio 2019 alle ore 9,30 in Piazza Garibaldi a Bezzecca (Comune di Ledro) una cerimonia per lo scoprimento di una targa commemorativa ricorderà quanto svolto da Louis Appia a Tiarno.

Alle cerimonie interverranno Roger Durand, Presidente della Società Louis Appia, e Bertrand Pictet discendente di Louis Appia.

Così saranno 4 le targhe commemorative per Louis Appia in un mese: la Prima a Solferino (22/6/19), la seconda a Madonna della Scoperta (Comune di Lonato)  (23/7/19), la terza a Storo (il 19/7/19), la quarta a Bezzecca (21/7/19).

Come riporta il sito della Società di studi valdesi Louis era figlio di Paul, pastore della Chiesa vallona e di Caroline Develay. Dopo gli studi collegiali a Francoforte sul Meno, all’età di diciotto anni si diplomò a Ginevra. Nel 1838 frequentò la Facoltà di medicina presso l’Università di Heidelberg, laureandosi nel 1843. Spostatosi successivamente a Parigi e poi a Francoforte sul Meno, aiutò nella cura dei feriti dei moti del 1848.

Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1849, abbandonò la Germania per trasferirsi insieme alla madre in Svizzera, esercitando la professione di medico a Jussy, piccola cittadina nelle vicinanze di Ginevra. 

Nel 1859, sollecitato da alcune lettere inviate da suo fratello Giorgio Appia, all’epoca pastore valdese a Pinerolo, Luigi si trasferì in Italia, dove insieme ad alcuni infermieri volontari inviati dalla Société évangelique de Gèneve si occupò di prestare i primi soccorsi ai feriti delle battaglie di Palestro, Magenta e Solferino. In questo periodo entrò in contatto con Henry Dunant, un giovane impiegato di banca ginevrino, con cui strinse un forte legame di amicizia.

Colse inoltre l’occasione per visitare, nel luglio dello stesso anno, gli ospedali militari da campo di Torino, Milano, Brescia e Desenzano del Garda, costatando l’insufficienza dei soccorsi e le difficoltà dei medici a operare in condizioni di estrema precarietà. All’Ospedale San Filippo di Milano venne sperimentata con successo la sua invenzione, il carro ambulanza, trasportando a lunga distanza un tenente che era stato ferito gravemente.

Ovunque si adoperò per la cura dei feriti e per la raccolta dei fondi necessari alla prosecuzione della sua opera. Rimasto fortemente impressionato dalla sua esperienza in Italia, mandò alle stampe Le Chirurgien à l’ambulance (1859), scritto in cui esponeva alcune nuove ricerche a proposito del trattamento delle ferite da arma da fuoco. Il testo, indirizzato a Napoleone III e ad altre influenti personalità dell’epoca, ebbe fin da subito un grande successo. Nel 1860, insieme a Henry Dunant, fu decorato dal re Vittorio Emanuele II di Savoia con la Croce dell’Ordine di San Maurizio e di San Lazzaro.

Nel 1862, insieme ad Henry Dunant ed altri tre cittadini svizzeri, il giurista Gustave Moynier, il generale Henry Dufour e il medico Theodore Maunoir, creò il Comité genevois de secours pour les militaires blessées, conosciuto dal 1876 con il nome di Comité international de la Croix-Rouge.

Il Comitato promosse le idee proposte da Dunant nel libro Un souvenir de Solférino e portò alla firma della “Prima Carta Fondamentale” del 29 ottobre 1863 e alla “Convenzione di Ginevra” del 22 agosto 1864. Nello stesso periodo, Luigi propose al Comitato che tutto il personale volontario che lavorava sui campi di battaglia portasse un bracciale bianco come simbolo di riconoscimento. Tale idea fu in seguito ripresa dal generale Dufour, il quale aggiunse al centro del bracciale una croce rossa. In breve tempo la croce rossa su campo bianco divenne il simbolo ufficiale dell’organizzazione.

Nel 1866, partecipò alla battaglia di Bezzecca, organizzando con il fratello Giorgio, l’ingegnere inglese William Jervis, direttore del Museo industriale di Torino e lo studente Giovanni De Vivo, il primo servizio di assistenza per i feriti in accordo con Giuseppe Garibaldi. In questa occasione venne a contatto con alcune infermiere volontarie, prime fra tutte l’inglese Jessie White, moglie del capitano Alberto Mario.

Il 23 luglio dello stesso anno si spostò a Storo, dove insieme al Corpo di Sanità garibaldino, diretto dal medico milanese Agostino Bertani, organizzò un ospedale in una grande casa a tre piani che venne battezzata “Ospedale di Santa Caterina”, ricevendo in seguito da Garibaldi un caloroso ringraziamento per l’aiuto prestato ai suoi volontari.
Ritiratosi dall’attività medica, morì a Ginevra il 1 marzo 1898.