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Due candidati e una candidata al ministero pastorale

Ultimo adempimento nel percorso verso la consacrazione, l’esame di fede dei due candidati e della candidata al ministero pastorale ha riunito non solo i componenti del Corpo pastorale, ma un folto pubblico in rappresentanza ideale delle chiese locali, a partire da quelle in cui essi hanno servito nel loro periodo di prova. Fatta lettura, da parte del moderatore, delle lettere inviate da loro alla Tavola valdese, con le motivazioni della loro scelta vocazionale, diverse sono state le domande suggerite dai futuri colleghi e colleghe, delle quali non si può dar conto completamente. Mentre loro predisponevano le risposte, il Corpo pastorale ascoltava i resoconti delle strutture ecclesiastiche con cui loro hanno avuto interazione nel corso del periodo di prova.

Marco Casci è stato interpellato sul senso che diamo oggi alla resurrezione: è il centro della nostra fede – ha detto –, un riferimento che si incontra quotidianamente nel proprio ministero anche scontrandocisi. Ci si scontra con il corpo morto della persona, e con la reazione che questo corpo morto suscita nelle persone. A volte tocca fare i conti con il dualismo tra corpo e anima (e spirito), come se valesse ancora l’antropologia greca. Ciò che ci convince è la Bibbia: se non credo alla resurrezione dei corpi, tutto crolla. Nella Bibbia capita però la riunificazione dell’essere umano tutto: Gesù si occupa di tutto l’essere umano. Certo, Lazzaro muore e poi ritorna alla stessa vita che aveva lasciato prima, come se si risvegliasse. Ben diversa è la resurrezione di Gesù, che non torna “al di qua” ma “al di là” della vita. Quando con Lui risorgeremo, risorgeremo liberati dalla prigionia e dalla sofferenza che ci hanno tenuti avvinti in vita.

Sophie Langeneck è stato chiesto di affrontare il tema della forza e della debolezza. Trala mia debolezza e la forza di Dio – ha risposto –, vale la parola biblica, là dove (II Cor 12, 9) il Signore dice: «la mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». La teologia della grazia non mette una pezza dove noi non arriviamo con altri mezzi, ha proseguito la candidata; Dio non mi copre nella mia debolezza e insicurezza e non copre le mie paure; Dio non copre la mia lontananza da lui (ciò che chiamiamo peccato): la grazia mi rivela piuttosto che Dio c’è, nonostante le volte in cui noi siamo tentati di squagliarcela, in cui sono io stessa sono tentata di alzarmi e andarmene. La teologia della grazia mi rivela che è la relazione con Dio a sostenermi: e questo si sperimenta nella comunità umana, per esempio nella chiesa in cui si è inseriti e si opera.

Nicola Tedoldi, in quanto candidato pastore locale (della componente metodista) che manterrà la propria professione, è stata chiesta una riflessione sul lavoro. In vari luoghi la Bibbia ce ne parla – ha risposto –, a partire dal fatto che l’essere umano, creatura, è partecipe dell’opera di Dio. Nella Genesi è chiamato a lavorare e custodire il giardino dell’Eden. Poi dopo però (Genesi 3, 19) cambia tono: l’essere umano è chiamato al “sudore della fronte”. Il lavoro è però anche quello che consente (per esempio a Paolo) di poter vivere proclamando l’Evangelo senza dover dipendere da altri. Il lavoro è in qualche modo collegato all’altra domanda posta al candidato, riguardante il giorno del riposo: ci serve per poter rivolgere la nostra attenzione a Dio, per prendere coscienza del dono che Dio ci ha fatto, nell’ottica che poi Wesley indicherà come via alla santificazione.

Altre questioni poste ai candidati hanno riguardato il cinema e i vari linguaggi della comunicazione, il valore della trinità, e il concetto di accoglienza e di farsi prossimo. Con gioia l’assemblea tutta dei presenti ha accolto la proclamazione del superamento di questa tappa, da parte dei due candidati e della candidata, che nella mattina del giorno di apertura del Sinodo, domenica 25 agosto, predicano a Torre Pellice, Luserna S. Giovanni e Pinerolo.