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Anziani, serve un cambio di paradigma

Il tempio valdese di Torre Pellice ha ospitato l’undicesima edizione di Frontiere diaconali, l’appuntamento organizzato dalla diaconia valdese alla vigilia del sinodo valdese e metodista.

A fare gli onori di casa Giovanni Comba e Gianluca Barbanotti, rispettivamente presidente e segretario esecutivo della Csd, la commissione sinodale per la diaconia, il braccio sociale della chiesa valdese. 

«Risorse dell’anzianità. Un cambio di paradigma nell’approccio ai servizi con gli anziani» il titolo dell’incontro; come ha ricordato Comba il servizio delle opere valdesi è iniziato oramai due secoli fa proprio con l’assistenza agli anziani. Molto nel tempo è cambiato ma l’aiuto e l’accompagnamento degli anziani rimane un cardine dell’operato diaconale, sempre più rilevante dato anche l’aumento dell’aspettativa di vita. Da qui la volontà di ragionare attorno ad un cambio di paradigma nell’approccio ai servizi con gli anziani, di fronte ad un folto e attento pubblico. 

Il pastore e teologo Paolo Ricca ha scelto due figure di “anziani” nella Bibbia, Abramo e Mosè e ne ha tratto degli insegnamenti: «dal primo impariamo che non è mai troppo tardi per conoscere Dio, anche in tarda età si può essre pronti di animo e di spirito per accogliere delle novità, anche la più grande di tutti, la fede in Dio. Dal secondo impariamo che l’età avanzata non può divenire un alibi; Dio chiede a Mosè, oramai ottantenne, di andare in Egitto, laddove rischia la morte. Mosè potrebbe astenersi, ma non lo fa e non lo fa dopo che Dio gli dice di essere al suo fianco».

Marco Trabucchi, professore a Tor Vergata di neuropsicofarmacologia, ha regalato pillole di ottimismo: «invecchiare non è una malattia. Sul presente costruiamo il futuro, gli anziani stanno sempre meglio, perché migliora la qualità della vita. L’amore, la relazione, l’accompagnamento contano di più della genetica. Non è retorica, ma studi scientifici stanno lì a dimostrarlo, il valore dello stare insieme conta più di ogni altra cosa, purché la comunità ci aiuti a farlo, a non venire isolati. La tecnologia ci aiuterà, ci sta già aiutando molto. Cardine del ragionamento è però proprio la vita comunitaria, perché il nostro paese avrà probabilmente difficoltà a gestire un welfare sempre più oneroso, dato l’aumento di persone anziani, e il rischio isolamento è da scongiurare».

Marcello Galetti, responsabile della struttura per anziani Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni ha fornito una panoramica dell’ampio spettro di interventi messi in atto a livello locale pinerolese nell’ambito dei servizi agli anziani, con particolare riferimento alle persone affette da demenza, riportando l’attenzione sull’importanza del coinvolgimento delle persone che non devono diventare un soggetto passivo ma una risorsa per sé e per gli altri.

L’incontro si è concluso con l’intervento del Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese, Gianluca Barbanotti, che, ricordando il percorso di costruzione partecipata che ha coinvolto non solo la Commissione, ma anche i comitati, i direttori e gli esperti interni, ha elencato i nove obiettivi programmatici della diaconia nei prossimi anni: rinforzare il ruolo delle strutture residenziali come luogo di innovazione; ottimizzarne il funzionamento per migliorarne la qualità diaconale; svolgere un ruolo attivo, politico e di advocacy, nei confronti della povertà degli anziani; tradurre in testimonianza evangelica implicita ed esplicita l’impegno verso l’anzianità; aumentare gli spazi di vivibilità sociale della demenza; valutare le opportunità di servizi di hospice e di accompagnamento al fine vita; mantenere l’attenzione agli operatori delle case di riposo che, anch’essi anziani, faticano, anche fisicamente, a proseguire nel loro lavoro; sviluppare un polo “anziani” che raggruppi sia le opere Csd che le altre opere della Chiesa che si occupano di questo settore; infine, sviluppare tutti questi obiettivi considerando gli anziani non come destinatari passivi di servizi ma come protagonisti della loro vita alla ricerca permanente della “novità del vivere”. Insomma gli anziani come risorsa e non solo come soggetti che necessitano aiuto, un cambio di visione che sarà utile all’intera società.