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Ricordare con coraggio

Quel che abbiamo udito e conosciuto, e che i nostri padri ci hanno raccontato, non lo nasconderemo ai loro figli
Salmo 78, 3-4

Non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa
Matteo 5, 15

Il Salmo 78 è un film le cui sequenze narrano la storia d’Israele come un susseguirsi di tradimento e riconciliazione, di disobbedienza e sottomissione in un rapporto, quello con Dio, sofferto, conflittuale, problematico, ma comunque decisivo per le sorti del popolo la cui identità è radicata in quel rapporto speciale. In 72 versetti vieni ricostruita la vicenda di una nazione “inventata” dal Dio creatore che, anche Lui, ha dovuto fare i conti con la sua creatura ribelle. Ma come è possibile senza memoria un processo di formazione, sia esso relativo alla persona, dal bambino all’adulto, o a una collettività, da tribù a popolo (anche dalla Luna il nostro pianeta può apparire come un mondo di tribù… rivali!)? Non soltanto memoria per acquisire coscienza del proprio passato, e financo degli errori, ma per creare un legame generazionale che si proietta continuamente nel futuro. È evidente l’analogia con il Cantico di Mosè in Deuteronomio (32, 7): «Ricordati dei giorni antichi, considera gli anni delle età passate, interroga tuo padre ed egli te lo farà conoscere, i tuoi vecchi ed essi te lo diranno». Lo scopo è mostrare come Dio abbia sempre perdonato ogni trasgressione, abbia anteposto la misericordia alla giustizia e che la fedeltà a Lui è fonte di benedizione. Questa la finalità didascalica, ma, al fondo, c’è ancora di più che non sia solo il narrare la grandezza del Signore, le meraviglie, i prodigi, la Sua infinità bontà. Per narrare, per raccontare bisogna ricordare, ma per ricordare occorre un grande coraggio. Non nasconderemo nulla ai nostri figli. Neppure le pagine di cui potremmo vergognarci. Non c’è spazio alla censura, all’omertà. La memoria biblica non è una memoria selettiva fatta di una bella tradizione di cui essere fieri. Non lo è perché non è conservativa, ma mira a renderci migliori.