mindar_robot_color_gettyimages_1129444022_1_

In Giappone un robot guida le preghiere buddiste

Ci sono luoghi in cui non ci si aspetta proprio di trovare un robot. Uno di questi è un tempio buddista. Eppure, la regione giapponese di Kyoto sta davvero sperimentando il suo primo monaco robot.

Per il momento, il robot si accontenta di ripetere preghiere. Ma alla fine del processo di implementazione dovrebbe poter benedire, consigliare e persino officiare ai funerali.

Questo robot ha un nome: Mindar. E officia a Kodai-ji, che è sia un tempio buddista di ben 400 anni che una scuola di buddismo zen. Come altri membri del clero, Mindar è in grado di tenere sermoni religiosi e interagire con i credenti. Tuttavia, la macchina, che costa un milione di dollari, non nasconde le sue caratteristiche robotiche: fatta di alluminio e silicone, solo la sua faccia, la regione del suo collo e le sue mani sono coperte di silicone, il resto non nasconde nulla della sua costituzione meccanica.

Tensho Goto, amministratore del tempio, è categorico: per lui, l’intelligenza artificiale è un prezioso aiuto: «Questo robot non morirà mai. Continuerà ad aggiornarsi e ad evolversi. Con l’intelligenza artificiale speriamo che acquisisca saggezza, per aiutare il pubblico a far fronte ai suoi problemi più terribili. Sta cambiando il buddismo».

Tuttavia Mindar non è il primo robot della storia delle comunità religiose. Nel 2017 l’India aveva fatto partecipare un robot all’Aarti, un importante rituale indù. Nello stesso anno, la chiesa protestante tedesca presentò, in occasione dei 500 ° anni della Riforma di Lutero, un robot chiamato BlessU-2, il quale ha benedetto 10.000 persone con formule pre-programmate. Un monaco-androide di nome Xian’er eroga mantra in Cina.

Per il momento, tuttavia, Mindar non ha intelligenza artificiale. Recita semplicemente preghiere pre-programmate del “Sutra del cuor”, uno dei testi centrali del buddismo. Ma i suoi creatori affermano di voler equipaggiarlo con sistemi di apprendimento automatico, in modo che possa fornire risposte specifiche a problemi spirituali o etici. Una delle promesse è quella di essere in grado di fornire servizi a costi inferiori, come i funerali più economici. Il Giappone ha già un robot di nome Pepper in grado di aiutare in questo compito.

Inoltre, oltre all’aiuto dato ai credenti, i leader religiosi vedono Mindar come un modo per alimentare la curiosità, persino l’interesse dei non credenti. Si affidano anche all’intelligenza artificiale per sostituire un prete quando non è disponibile. Ma ciò solleva ovviamente molte domande: per esempio, la stessa intelligenza artificiale non rischia di rimettere in discussione le basi stesse, i fondamenti delle chiese in cui verrebbe utlizzata? Nel caso del Giappone, i fedeli affermano di non essere disturbati dai rischi di questa “spiritualità siliconica”. Tensho Goto risponde: «Il buddismo non è la credenza in un dio: è seguire il percorso del Buddha. Non importa se è rappresentato da una macchina, un pezzo di metallo o un albero».