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Apre il sinodo della Chiesa evangelica in Germania: «Verso una chiesa di giustizia e pace»

A Dresda in Sassonia, nel pieno di quella che fino al 9 novembre 1989 era la Germania dell’Est, nel week end ha aperto i battenti l’annuale sinodo dell’Ekd, la Chiesa evangelica in Germania.

Nel suo rapporto ai delegati Irmgard Schwaetzer, presidente del sinodo, ha fatto riferimento «alla nuova dimensione dell’etica della pace. I problemi attuali sono solo parzialmente comparabili con quelli che ci stavano di fronte al tempo della Guerra Fredda», ha affermato Schwaetzer. «Abbiamo bisogno di un dibattito sull’etica della pace. È nostra responsabilità come chiesa protestante parlare della pace con una voce profetica e tuttavia rimanere pronti al dialogo coi responsabili politici con le nostre istanze».

Con il tema centrale “Verso una chiesa di giustizia e pace” il Sinodo si sta deliberatamente concentrando sull’impegno della chiesa in materia, ha continuato Schwaetzer. Ha aggiunto che questo sinodo dovrebbe occuparsi anche della situazione relativa alla pace e alla giustizia all’interno della stessa chiesa. Schwaetzer ha poi allargato lo sguardo su tre aree tematiche: la partecipazione dei giovani, la chiara opposizione all’antisemitismo e all’estremismo di destra, e il futuro della chiesa.

Per quanto riguarda la partecipazione dei giovani ai processi decisionali della chiesa, Schwaetzer ha commentato: «Delegati giovanili partecipano al Sinodo Ekd da molti anni. Siamo lieti di vedere il modo vivace, costruttivo e critico con cui contribuiscono ai lavori ea  darci nuove intuizioni».

Schwaetzer ha poi ragionato a lungo sull’atteggiamento della chiesa nei confronti dell’antisemitismo e del populismo di destra. L’attacco alla sinagoga di Halle ha reso molto chiaro, ha detto, «che dobbiamo essere più chiari e con voce più potente nel nostro lavoro per la democrazia e i suoi valori fondamentali di quanto non siamo stati per molto tempo. Dobbiamo chiarire che siamo contrari all’odio, alle campagne diffamatorie e all’esclusione. Questo è il nostro dovere di cristiani. Ognuno di noi è chiamato ad agire su questa questione». La volontà del Sinodo di focalizzarsi sulle tendenze populiste di destra anche nei suoi ranghi ha fatto buoni progressi negli ultimi mesi, secondo quanto riportato dalla Schwaetzer, che ha riferito di come sono stati esaminate le strutture di pregiudizio e le loro espressioni nella vita quotidiana, anche nelle parrocchie e con i membri di chiesa. E’ stato avviato un progetto di ricerca in tre parti per attuare questo mandato sinodale, per il quale serve supporto al personale delle singole comunità, proprio ora che è necessario confrontarsi con nuove tendenze populiste. Allo scopo è stata annunciata la diffusione di una raccolta di materiali contenente esperienze e suggerimenti pratici sul tema, da distribuire nelle comunità.

In conclusione, Schwaetzer ha commentato i processi in corso per modellare il futuro nella chiesa protestante: «La nostra chiesa è pensata per essere una chiesa di nuove partenze.  Dio attraversa i nostri percorsi di vita, come qualcuno che ci accompagna e ci manda fuori con una chiara missione: “Vai nel mondo e parla di me”. Siamo sempre stati in movimento, anche se a volte tendiamo a riposare comodamente nei nostri adorabili edifici della chiesa, con le forme familiari di culto e le strutture amministrative storicamente sviluppate. È tempo che partiamo verso le persone che vogliamo raggiungere e che sono aperte al nostro messaggio».

Approcci e scenari per questo raggio d’azione saranno trattati nelle relazioni martedì pomeriggio. Con un occhio al dibattito imminente, Schwaetzer ha sottolineato: «Tra 20 o 40 anni la nostra chiesa avrà un aspetto molto diverso. Non sarà certamente solo una versione più piccola della chiesa di oggi. E abbiamo l’opportunità di modellare questo cambiamento. È importante ora impostare le strade per il futuro e possiamo certamente porre domande critiche. Avremo bisogno di discussioni animate per poter prendere buone decisioni».

Ad aprire i lavori sinodali era stato il presidente del Consiglio dell’Ekd, vescovo Heinrich Bedford-Strohm che non poteva non partire dall’importante anniversario: «30 anni dopo la caduta del muro di Berlino, è bene ricordare le cause che hanno permesso questa grande svolta storica degli eventi. Le chiese della Repubblica Democratica Tedesca non avevano confuso la fede con la pietà interiore ma avevano compreso la preghiera, agendo giustamente e aspettando il tempo di Dio come inseparabili testimonianze della fede. Il vangelo e la chiesa che lo trasmette hanno oggi molto più potere di quanto crediamo spesso noi stessi. Dovremmo dimostrarlo molto meglio in futuro» ha affermato.

Le questioni di pace, giustizia e cura del creato non hanno perso nulla della loro rilevanza, ha affermato Bedford-Strohm. L’etica della pace”, che è il tema centrale del sinodo di quest’anno a Dresda, «è più rilevante che mai», ha aggiunto.

«Quando lo scontro tra Est e Ovest è terminato 30 anni fa molti di noi hanno visto questa come una grande opportunità e speravano che seguissero tempi più pacifici. Questa speranza non è stata soddisfatta», ha proseguito il vescovo, affermando che l’attuale situazione nel nord della Siria dopo l’invasione turca, che ha violato il diritto internazionale, è «una sconfitta per un processo decisionale internazionale orientato alla legge e all’etica. L’impotenza che molti di noi sentono in questo senso, incluso me stesso, è un motivo in più per sviluppare urgentemente approcci etici alla pace che possano orientare l’azione pratica in una situazione del genere».

Lunga parte del discorso è stato dedicato alla crisi climatica: «Chiunque la ignori o la respinga come mera opinione nega la realtà e ha rinunciato a un serio dibattito democratico». 

Nel suo rapporto del Consiglio Bedford-Strohm ha anche commentato l’impegno della chiesa protestante per le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. «Da anni aspettiamo soluzioni convincenti da parte dei governi europei. Il sinodo dell’Ekd ha ripetutamente chiesto passaggi legali e sicuri per i rifugiati, un sistema di distribuzione basato sulla solidarietà in Europa e una garanzia di procedure di asilo equi. Continuiamo a sostenere queste richieste». Allo stesso tempo, Bedford-Strohm ha appoggiato la decisione del Consiglio Ekd di sostenere, in un’ampia coalizione sociale, la decisione di inviare una nave per salvare le persone dall’annegamento nel Mediterraneo.

La coalizione lancerà una campagna di raccolta fondi all’inizio di dicembre con l’hashtag #wirschickeneinSchiff (inviamo una nave).