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Sanzioni in Corea. Conseguenze negative per le donne

Le «sofferenze della popolazione della Corea del Nord causate dalle sanzioni» sono il focus del Rapporto redatto dall’organizzazione «Korea Peace Now – donne che si mobilitano per la fine delle ostilità» e presentato lo scorso 5 novembre nella sede del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) insieme alla Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà.

«La severità, senza precedenti e incessante, del regime sanzionatorio nei confronti della Corea del Nord ostacola qualsiasi possibile iniziativa umanitaria e di sviluppo diaconale» ha affermato Peter Prove, il direttore del Consiglio ecumenico delle chiese per gli Affari internazionali. La relazione, infatti, evidenzia senza fare sconti le gravi conseguenze delle sanzioni alla società civile e alla popolazione tutta, in particolar modo a quella femminile.  

L’analisi, disponibile in inglese, è stata realizzata da un gruppo internazionale e multidisciplinare di esperti indipendenti e contiene informazioni fornite dalle Nazioni Unite (raccolte sul campo) e dati elaborati da competenti autori e ricercatori.

«L’attuale regime sanzionatorio avvelena qualsiasi possibilità politica e dialogica, mina alla base il processo di pace» ha proseguito Prove, «il contributo più rilevante e al tempo stesso più inquietante del Rapporto è l’aver evidenziato l’impatto che le sanzioni generano soprattutto a discapito delle donne nordcoreane, oggi sempre più vulnerabili e sottoposte a violenze domestiche e a crescenti fenomeni legati alla Tratta».