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Crescita e interesse ecumenico in Polonia

La Chiesa ortodossa autocefala in Polonia è la prima per grandezza tra le chiese minoritarie: conta oggi 600.000 ed è in costante aumento. È strutturata in sei diocesi e un ordinariato militare, nove vescovi, sei monasteri maschili e cinque femminili, un seminario, la Facoltà ortodossa di Teologia presso l’Accademia di Teologia cristiana a Varsavia e una cattedra di Teologia ortodossa presso l’Università in Bialystok. Inoltre gestisce una scuola di icone, una scuola per cantori e sei case di cura. La Chiesa conta 253 parrocchie dove prestano servizio 427 sacerdoti, 29 monaci e 67 monache.

In occasione della prossima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, abbiamo chiesto un’intervista al portavoce della Chiesa ortodossa in Polonia, padre prof. Henryk Paprocki.

– Come sta oggi la Chiesa ortodossa in Polonia?

«Penso che stia bene. La quantità dei fedeli è aumentata sensibilmente grazie a quanti sono arrivati dall’Est. Notiamo inoltre un aumento delle vocazioni, tra l’altro, alla vita monastica. Possiamo parlare di un notevole rinnovamento testimoniato dalla crescente quantità delle pubblicazioni degli ortodossi e sull’ortodossia».

 Ci troviamo nella vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: come valuterebbe i frutti di questa importante iniziativa dal punto di vista della Chiesa ortodossa in Polonia e come vede il suo futuro?

«Ricordo bene i tempi in cui i cristiani provavano, a dir poco, un’avversione reciproca. Se vogliamo utilizzare questo dato come un punto di paragone, possiamo constatare che abbiamo fatto un grande sforzo per superare tale situazione. Oggi è possibile parlare di collaborazione tra le chiese, i contatti sono frequenti e fruttuosi, inclusa la partecipazione ai culti ecumenici. Alcune questioni, come a esempio lo scambio dei relatori durante le discussioni di tesi di laurea o azioni caritative comuni, sono ormai cose ovvie. Possiamo allora dire che oggi in pratica stiamo realizzando il messaggio dell’Evangelo».

– Potrebbe disegnare la partecipazione degli ortodossi polacchi nel dialogo cristiano-ebraico?

«Fin dalle origini del dialogo vi ho partecipato personalmente e ho tante amicizie sia nell’ambiente degli ebrei sia in quello dei cristiani. La responsabilità maggiore, per ovvi motivi, spetta ai cattolici, che sono la maggioranza religiosa in Polonia. Tutti i cristiani, invece, partecipano all’evento “Gioia della Torah” che si svolge in diverse chiese e alla “Marcia di Varsavia”, che vuole commemorare le vittime della liquidazione del ghetto di Varsavia da parte dei nazisti. Inoltre, il Comitato dei Cristiani ed Ebrei premia le persone particolarmente attive in questo dialogo».

– Potrebbe commentare la Concordia di Leuenberg sulla piena comunione tra Luterani e Riformati in Europa firmata nell’ormai lontano 1973 e sottoscritta nel 1994 dalle chiese metodiste europee?

«Personalmente ho accolto questo accordo con gioia. Nell’ambiente protestante è più facile giungere a tali patti. Chiese del cosiddetto gruppo cattolico o ortodosso si trovano in una situazione più complessa perché prima dovrebbero elaborare l’unità dottrinale. In ogni caso sono importanti i fatti che, come la Concordia, permettono di superare una situazione di stagnazione, secondo la parola biblica: “Ecco, io faccio ogni cosa nuova”».