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Carceri e centri rimpatrio, attenzione a ospiti e personale

Istituti penitenziari

Continuano le molte segnalazioni al Garante nazionale di familiari timorosi della possibile espansione del contagio nei luoghi di detenzione. Un timore su cui già altre volte il Garante si è espresso e che non diminuisce nonostante il calo delle presenze complessive e il valore piuttosto stabile delle persone contagiate.

Le presenze nelle camere di pernottamento sono scese oggi a 55.030. Valore importante nella sua riduzione ma pur sempre uguale a quello della popolazione detenuta a metà del 2016 e quindi distante da quello (52.184) che nell’anno precedente aveva consentito all’Italia di uscire dalla procedura di esecuzione della sentenza pilota della Corte di Strasburgo (il Comitato dei Ministri dichiara chiusa la procedura l’8 marzo 2016 sulla base appunto dei dati raggiunti nel 2015).

Sono 105 le situazioni di positività che attualmente riguardano le persone detenute (11 di esse risultano ospedalizzate); due i morti e 19 i guariti. I numeri si addensano sempre attorno a tre o quattro Istituti del Nord Italia, dove si sono evidenziati alcuni focolai specifici, mentre in ben 11 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta) e nella Provincia autonoma di Bolzano non si registra alcun caso.

Molta attenzione va data ai lavoratori, essendo ormai 209 il numero di coloro che sono rimasti contagiati, nella stragrande maggioranza appartenenti alla Polizia penitenziaria (204); due i decessi e sei le guarigioni. L’attenzione va sempre mantenuta affinché tutti gli operatori, e in particolare quelli di Polizia penitenziaria che hanno un contatto diretto nelle sezioni detentive, siano adeguatamente forniti di dispositivi di protezione individuale, nonché di supporto in un periodo particolarmente difficile; ancora più complesso per coloro che per distanza dai luoghi dei propri affetti vivono nelle caserme. Il Garante nazionale ha preso atto positivamente della circolare dell’Ente di assistenza per il personale dell’Amministrazione penitenziaria che ha disposto un sussidio per tutti gli appartenenti a Corpo di Polizia penitenziaria e al personale civile dell’Amministrazione che abbiano contratto il virus a partire dal 1° febbraio 2020. Il sostegno economico è distribuito in maniera progressiva sulla base della gravità della situazione affrontata.

Ferma restando la necessità di interventi realmente incisivi per riportare gli Istituti a una situazione compatibile con le difficoltà che in essi potrebbero doversi trovare ad affrontare sia coloro che vi sono ristretti sia coloro che ci lavorano, il Garante ha preso atto dell’informazione data dal Commissario Arcuri relativa a una più ampia fornitura di braccialetti elettronici e auspica che il passaggio del decreto-legge in Parlamento per la sua conversione possa essere un momento di ritrovato impulso a misure effettivamente adeguate al rischio che si sta affrontando. Le persone che dal 18 marzo a ieri hanno usufruito della detenzione domiciliare sono 1.904, mentre 420 sono i semiliberi a cui è stata concessa la licenza prolungata di cui all’articolo 124 del decreto-legge 18/2020. 

Particolare attenzione è rivolta ad alcuni Istituti, quale quello di Bologna, dove – a causa dei danni conseguenti ai disordini del 9 e 10 marzo – permane l’impossibilità per le persone detenute in due piani di un’intera sezione di fruire dei passeggi all’aria. Il Garante aveva chiesto informazioni in tal senso alla Direzione del carcere, inviando una nota per conoscenza alla Provveditrice per l’Emilia-Romagna Marche e alla Presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna. La comunicazione immediatamente ricevuta dalla Direttrice del carcere evidenzia lo sforzo compiuto per accelerare al massimo i lavori, quanto meno di un primo passeggio per poi proseguire con gli altri. Ciò nondimeno è compito del Garante sottolineare che l’impossibilità per un mese di fruire di almeno un’ora di accesso all’aria è fuori da qualsiasi standard riconosciuto nazionalmente e internazionalmente. 

Migranti

Sono giornate complicate in cui gli effetti dell’emergenza epidemiologica in atto si intrecciano con nuove ondate di arrivi di migranti sulle coste italiane. Per questo il Garante nazionale, già alla fine della scorsa settimana, aveva chiesto informazioni al Dipartimento libertà civili e immigrazione sui vari luoghi di quarantena presenti sul territorio. 

Il quadro complessivo mostra un calo di presenze nei Cpr che sono passate dalle 425 del 12 marzo scorso alle 282 di adesso. Parallelamente, tuttavia, si è infoltita la presenza negli hotspot dove a volte le persone in arrivo svolgono il periodo di quarantena. Attualmente, ben 111 persone sono alloggiate nell’hotspot di Lampedusa, dove ovviamente la quarantena non può svolgersi in condizioni di isolamento. Circa 30 in realtà stanno effettuando la quarantena dai primi di aprile e gli altri dall’8. Nell’hotspot di Pozzallo sono presenti 50 migranti, tutti in quarantena in quanto facenti parte dello sbarco del 7-8 aprile a Lampedusa. L’hotspot di Messina ospita 57 migranti non in quarantena, ma in attesa di essere ricollocati in altri Paesi europei, oggi prospettiva impossibile data la chiusura delle frontiere.

Giunge notizia dell’evacuazione sanitaria di un nucleo familiare che era a bordo della nave “Aita Mari” (di una Ong spagnola) che due giorni fa ha soccorso in mare dei migranti su quattro barche alla deriva. Da un contatto diretto il Garante nazionale ha appreso che l’analogo organismo spagnolo (il Meccanismo nazionale di prevenzione-Npm) sta dialogando con il proprio Governo per realizzare una soluzione coordinata tra Spagna, Malta e Italia, a partire dalla consapevolezza del necessario coinvolgimento del Governo spagnolo, essendo tale nave registrata in Spagna, e come tale estensione del suo territorio.

 
Foto: ProtoplasmaKid