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La domenica della Fgei al tempo del Coronavirus

La prima domenica di maggio di ogni anno è dedicata alla Federazione giovanile evangelica in Italia (Fgei). In questa occasione diversi gruppi giovani delle chiese valdesi, metodiste e battiste di tutta Italia preparano e conducono un culto nelle diverse comunità come esempio di cooperazione interdenominazionale e testimonianza di fede. Quest’anno 2020, però, ha presentato una nuova sfida: la chiusura delle chiese per via dell’emergenza legata al Coronavirus. Come recuperare dunque il valore di questa iniziativa? Quale messaggio portare in un momento storico come quello che stiamo vivendo?

Nello spirito di collaborazione la domenica della Fgei ha trovato spazio all’interno degli Zoom Worship. Si tratta di veri e propri culti, riadattati per essere celebrati sulla piattaforma on-line di Zoom. In questo modo è stato possibile recuperare uno spazio collettivo per vivere insieme la nostra fede. Inoltre, essendo on-line è stato possibile coinvolgere nell’organizzazione più giovani provenienti da tutta Italia e fare la “prima domenica della Fgei nazionale” della sua storia. Più di trecento partecipanti hanno formato una rete virtuale, segno che per essere comunità è sufficiente ritrovarsi nel nome del Signore. Fin dalla sua fondazione, la Federazione è stata un laboratorio di ascolto e di confronto tra giovani dove si è sempre cercato di declinare politicamente la propria fede per poi divenire portatori di un cambiamento nella società.

Il testo che ha ispirato il messaggio di questa domenica è stato Amos 5, 21-27, testo che parla esattamente dell’importanza di esprimere concretamente la propria fede. Infatti, la lode a Dio perde efficacia se non è accompagnata da una concreta ricerca di giustizia nella società. Questo messaggio ci invita a guardare con attenzione ai soggetti più vulnerabili e oppressi in questo nuovo scenario aggravato dal Coronavirus: dalle famiglie con difficoltà economiche alle donne che subiscono violenze domestiche; dagli orfani che divengono soggetti di sfruttamento minorile agli stranieri che cercano di giungere in Italia prendendo la via del mare. Questi sono alcuni esempi su cui riflettere in questo tempo di quarantena.

Come al profeta Amos, anche a noi è richiesto di farci carico del peso della nostra chiamata profetica e di tornare trasformati ad agire politicamente nel mondo, per far sì che fiumi di giustizia possano scorrere nel nostro Paese, per far sì che la nostra fede non si limiti solamente al culto domenicale.

L’intero Zoom Worship è stato accompagnato da diversi canti spiritual, preghiere e letture bibliche. È stato uno spazio per rivedersi e ricaricarsi, alla luce di un messaggio che ci sfida a rivedere le nostre abitudini e sicurezze per poter essere discepoli e discepole, luce del mondo e sale della terra.