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Radicarsi nel nuovo

Il documento Radicarsi nel nuovo nasce da un gruppo ecumenico autoconvocato di Milano. Tra le persone che hanno elaborato il documento compaiono membri di diverse chiese cristiane, ministri della chiesa cattolica e protestante. Tutte persone che si conoscono già da tempo e frequentano diversi ambiti ecumenici della città e oltre. Alcuni fanno parte del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano (Cccm), altri ne hanno fatto parte nel passato e animano cammini ecumenici locali e nazionali. Quasi tutti partecipano a un movimento impegnato a promuovere l’ospitalità eucaristica fra chiese e comunità cristiane diverse.

La prima convocazione del gruppo da remoto – fino a oggi non ci siamo mai incontrati in presenza – è scaturita dal desiderio di condividere le nostre esperienze e confrontarci relativamente a ciò che il Covid stava provocando nelle nostre vite anche in termini di impatto spirituale. 

Già dai primi incontri abbiamo sentito il bisogno di dar voce al “desiderio” di individuare un principio, che ci aiutasse a immaginare un salto di qualità non solo personale ma anche sociale proprio a partire dall’esperienza della pandemia. Con piacere stiamo usando (e abbiamo usato nel documento) la parola “desiderio”, rara in contesti religiosi ed ecumenici. Al “desiderio” di riprender la vita dove era rimasta” prima dell’insorgere del contagio, abbiamo contrapposto un più forte e consapevole “desiderio di rigenerazione”, di vera e propria “rinascita”, un desiderio non solo esistenziale e di fede ma anche sociale, politico, ambientale. Condivisa era fra noi la consapevolezza che la cosiddetta normalità del tempo precedente non era “normale” ma, al contrario, carica di ingiustizie, di devastazioni e, per molti aspetti, espressione di generalizzata decadenza del nostro modello di sviluppo.

Ma non abbiamo voluto parlare degli altri e alle altre soltanto. Come cristiani impegnati abbiamo cercato di parlare in primo luogo a noi stessi e noi stesse e invocato l’impegno delle chiese a “convertirsi” a partire dall’ascolto dei gemiti del creato e del richiamo, dal futuro, del compimento della redenzione che Dio ci ha preparato. L’ambizione del nostro scritto è tuttavia più ampia, desiderando coinvolgere nella riflessione e nell’appello alla rinascita anche la società nel suo insieme, ivi compresi il mondo della politica e dell’economia. 

E così abbiamo pensato a uno strumento agile che evitasse la tentazione di dire troppo, ma anche che non si accontentasse di parlare per slogan. Così abbiamo identificato cinque aree che sono le seguenti. La prima, «Vecchie e nuove povertà», afferma il principio “prima i poveri/prima le povere!” Ovunque esse o essi siano. Perché si è considerato che solo una vera e decisa scelta di campo potesse essere foriera di cambiamenti profondi. La seconda, «Profughe/i, migranti e cittadinanza», invoca la regolarizzazione di migranti e richiedenti asilo, il riconoscimento dell’impegno delle Ong nel salvare vite umane e rimette in campo il dimenticato richiamo allo Ius culturae per la cittadinanza dei nuovi italiani. La terza area, «Sanità», chiede di rimettere al centro il diritto alla salute di tutti e l’appello a riequilibrare la sanità di avanguardia e quella territoriale. La quarta area, «Crisi ambientale, cura e salvaguardia del creato», immagina un’economia che abbia come criterio decisivo la sostenibilità ambientale. La quinta area è dedicata all’«Europa» che “significa pace, ma deve anche significare giustizia, difesa dell’ambiente, rispetto e protezione dei migranti, difesa del diritto di cittadinanza».

Il documento vuole indicare una linea e stimolare un dibattito per un discorso sulla politica in cui la fede orientata ecumenicamente possa fare da lievito in termini di passione per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. 

Come abbiamo lavorato? Abbiamo cominciato a studiare documenti scritti da altri (li si trova in bibliografia) e poi abbiamo deciso di cimentarci nella scrittura collettiva. Gli obiettivi sono molteplici. Provocare delle riflessioni sull’argomento dentro le comunità locali di appartenenza. Verificare la possibilità che i Consigli delle Chiese cristiane presenti in Italia, a cominciare da quello di Milano, possano leggerlo e farlo proprio. Stimolare la riflessione delle Chiese anche a livelli regionali e nazionale. Parlarne con persone che sappiamo impegnate nel mondo della politica nelle istituzioni italiane e europee. Questo non è un documento “prendere o lasciare”. Ha un suo impianto di fondo, ma auspichiamo integrazioni, possibili allegati, qualche excursus… L’ultimo suggerimento è quello aderire, se lo si ritiene utile, a livello personale o collettivo inviando una mail e condividendo commenti all’indirizzo: radicarsinelnuovo@gmail.com Il documento è reperibile sul sito: https://www.radicarsinelnuovo.org/