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Colleferro, pastore Aquilante: »No ad etichettare un intero territorio. Continuare a denunciare odio e razzismo»

«Colleferro è una cittadina tranquilla ed accogliente, dove c’è stata una reazione immediata e di assoluta solidarietà verso la famiglia e gli amici della vittima. C’è una società civile che si impegna, le etichette degli ultimi giorni sono da evitare. Meglio aprire una riflessione più ampia, per contrastare e denunciare l’odio». Massimo Aquilante, presidente della Fcei, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, dal 2009 al 2015, è pastore dal 2016 della chiesa valdese nella cittadina dove pochi giorni fa è stato ammazzato il 21enne Willy Monteiro Duarte.

Intorno alla vicenda si è scatenato un bailamme mediatico e sui social senza precedenti. E dallo sdegno e dall’indignazione sacrosanti dopo il massacro di un ragazzo però si è anche andati molto oltre, con l’hate speech e una rappresentazione probabilmente stereotipata del territorio in cui il fatto è successo. Una caccia alle streghe che stona proprio col crimine violento dal quale prende le mosse.

«In paese hanno chiuso i negozi in segno di lutto, è partita una sottoscrizione e stasera ci sarà una fiaccolata, alla quale parteciperemo come comunità protestante – continua Aquilante -. Di certo, mentre non mi sento che esista un allarme specifico a Colleferro, che non è affatto un luogo invivibile, il territorio nel suo insieme, da Artena a Lariano e Velletri, presenta varie questioni sociali». Quei problemi che spesso si trasformano in “degrado” nei titoli dei giornali, forse anche nell’immaginario collettivo. Ma che atmosfera c’è oggi, in paese?

«Il fatto in sé ha choccato tutti, c’è molto sdegno ma anche una nuova consapevolezza, con molte persone che si pongono domande di sostanza: che cosa sono diventate le nostre città?», prosegue il pastore.

Posto che le indagini sono in corso e che al momento risultano indagate quattro persone, si starebbe valutando l’aggravante razziale per l’omicidio.

«Molto probabilmente, in ogni caso, l’universo ideale e simbolico di chi ha commesso questo reato gravissimo è fatto di razzismo. Colleferro non è può e non deve essere etichettata come razzista, tutt’altro, c’è un atteggiamento diffuso di apertura all’altro. Ma come ovunque in Italia c’è una minoranza, io credo, sulla quale attecchisce la propaganda contro gli immigrati». Propaganda che ha indubbiamente sdoganato odio e violenza, fascismo, xenofobia.

«L’omicidio è stato un gesto di una violenza inaudita – aggiunge Aquilante – si può dire e pensare che sia “frutto del sistema che non va”, ma io credo anche che le storie delle persone abbiano un peso, le scelte di vita incidano. Di certo bisognerà continuare a denunciare l’odio che dilaga, anche nel linguaggio, e che passa nelle coscienze. Dire basta a ogni tipo di discriminazione, ad ogni seme di violenza e odio».

Quanto alle ragioni profonde di episodi di questo tipo nella “provincia meccanica”, non ci sono risposte facili. «Certo, c’è un problema legato alla mancanza di lavoro in tutto il territorio, con un alto tasso di disoccupazione. Ma c’è anche Amazon che sta per aprire qui un magazzino logistico. E probabilmente, sul fronte della sicurezza, forse un controllo più capillare del territorio sarebbe opportuno…Ma l’equazione tra nuove povertà e degrado morale è ben più complessa e meno scontata di quanto si voglia far credere, un fenomeno più articolato». Che non si licenzia insomma sulle prime pagine e nei servizi tv di questi giorni.

La chiesa protestante, dal canto suo, ha voluto subito esprimere le condoglianze alla famiglia della giovane vittima, partecipando a tutte le iniziative di solidarietà promosse a livello locale.

«Prenderemo parte a tutte le mobilitazioni, dalla sottoscrizione coi sindaci alla fiaccolata di stasera. Oggi pomeriggio come comunità protestante ci incontreremo per una ulteriore riflessione, sentiamo la necessità di leggere insieme quanto è accaduto. Perché questo tragico fatto è di certo un grave campanello d’allarme sulla violenza, sulle prevaricazioni, su un clima che va sempre denunciato».

E in questa riflessione dopo l’accaduto ci sarà spazio anche per una «confessione del peccato, perchè parte della responsabilità di questa violenza e di quest’odio è da condividere, non fosse che nel cedere alla tentazione di conformarsi allo spirito del secolo. La fede, però, ci indica delle strade, dei percorsi, sui quali si può e si deve lavorare».