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L’anabattismo in Italia al giorno d’oggi

Si è da poco conclusa la celebrazione dei 150 anni della breccia di Porta Pia, un evento della storia risorgimentale che ebbe ripercussioni non solo politiche ma anche e soprattutto religiose. Cavour infatti, affermando nel 1861 l’importanza di Roma come capitale del futuro Regno d’Italia, richiamò il principio della “libera Chiesa in libero Stato”, ovvero la separazione del potere temporale da quello spirituale, un principio tanto caro agli anabattisti del ‘500. Le cronache risorgimentali riportano che al seguito dei bersaglieri di Cadorna, qualche ora dopo, entrarono anche i primi sei colportori evangelici al grido di “il libro! il libro!”, con il loro carico di Bibbie e di copie del Nuovo Testamento in lingua italiana da diffondere tra i militari e i civili.

L’idea che la lettura di un libro, la Bibbia, o il Nuovo Testamento possano suscitare un risveglio spirituale negli individui potrebbe sembrare un po’ ingenua ma, d’altro canto, ha sempre offerto un riscontro oggettivo anche se non di maggioranza.

Infatti, come al tempo della breccia di Porta Pia, anche l’anabattismo è stato capace di ritrovare la via di casa e di bussare alle porte dei cuori degli italiani al seguito delle truppe americane di passaggio in Italia durante la Seconda guerra mondiale e al successivo Piano Marshall. Fu così che nel primo dopoguerra giunsero anche a Palermo dei pacchi provenienti da fratelli mennoniti della Virginia contenenti tra le altre cose Bibbie, copie del Nuovo Testamento e lettere in inglese. Una famiglia palermitana, incapace di leggere le missive, si rivolse a una conoscente per la traduzione, la sig.ra Franca Ceraulo. Quest’ultima, toccata dalle parole di conversione e testimonianza contenute in quelle lettere decise a sua volta di cominciare a leggere la Bibbia.

In breve tempo, attraverso la conversione di Ceraulo e i sempre più fruttuosi contatti con la comunità mennonita della Virginia, il personale del Virginia Mennonite Board of Mission decise d’accordo con la neo-battezzata di inviare i primi missionari per organizzare un’opera di evangelizzazione a Palermo. Quella nata in casa di Ceraulo divenne ben presto una comunità mennonita numerosa, autonoma e radicata sul territorio nazionale che ha promosso nel corso degli anni numerosi progetti di testimonianza e solidarietà. Nel 1997, a cinquant’anni dalla sua nascita, la Chiesa mennonita italiana poteva annoverare sette assemblee e circa duecentocinquanta membri complessivi. Al giorno d’oggi la comunità mennonita italiana consta di circa centocinquanta membri. 

Parallelamente, nel corso degli anni ‘60, altri credenti italiani decisero di riscoprire e vivere l’anabattismo nella Capitale. Nacque così, nel 1970, la Chiesa cristiana evangelica indipendente, presieduta dallo statunitense William Standridge (membro del gruppo originario), che successivamente prenderà il nome di Chiesa cristiana evangelica indipendente Berea. Questa comunità ha raccolto negli anni circa centocinquanta membri, con missionari che operano in Sicilia, Abruzzo e Albania, ed è in buoni rapporti con gli altri gruppi italiani e internazionali d’ispirazione anabattista.

Per quanto riguarda la nascita del terzo gruppo potremmo dire con Dante che “galeotto fu il libro e chi lo scrisse” ma, in questo caso, si tratta della pubblicazione del primo volume della Storia dell’anabattismo – I. Dalle origini a Münster (1525-1535), Claudiana, Torino 1972) di Ugo Gastaldi (1910-2007). Infatti, nel 1977 alcuni credenti di provenienza diversa ma tutti appassionati alla lettura di quel volume contattarono il professor Gastaldi per essere guidati e realizzare il loro desiderio di dare vita a un anabattismo italiano rigorosamente fedele ai principi originari. Le Comunità cristiane – questo il loro nome – fino a poco tempo fa riunivano più di duecento fedeli quasi equamente suddivisi tra la provincia di Milano e quella di Palermo, oltre a un piccolo gruppo in Toscana. Purtroppo, recenti sviluppi hanno portato a una drastica riduzione dei membri con conseguente frammentazione sul territorio.

Le vicende degli anabattisti in Italia erano cominciate nei territori del Nord-Est proprio alle origini del movimento ma altrettanto velocemente erano terminate per la durissima repressione dell’Inquisizione. Fortunatamente però, il secolo scorso ha visto rifiorire quella sensibilità evangelica nella quale si sono innestate tutte le nuove comunità anabattiste italiane e a cui devono molto anche le tante denominazioni che più o meno direttamente hanno ereditato o fatto propri i principi originali e distintivi dell’anabattismo: la separazione tra Stato e Chiesa, il pacifismo radicale, il battesimo dei credenti, la chiesa come comunità tra eguali, l’appello etico e l’amore incondizionato come dimostrazione della conversione. Attualmente in Italia vi sono poco meno di quattrocento credenti adulti battezzati, membri delle diverse comunità di matrice anabattista, e molti simpatizzanti.