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Corte Suprema Usa: un caso fra libertà religiosa e diritti dei singoli

Mentre il popolo statunitense è in attesa di sapere se il Paese prenderà una nuova direzione politica o rimarrà nel solco di quanto accaduto in questi ultimi quattro anni, alla Corte Suprema si combattono battaglie in grado di cambiare la concezione dei diritti civili della nazione.

Fulton v. Philadelphia, questo il nome del procedimento su cui dovrà esprimersi la Corte, che conta ora fra le sue fila anche Amy Coney Barrett, la giudice conservatrice nominata fra le polemiche da Donald Trump a pochi giorni dalla morte di Ruth Bader Gingsburg e che si trova subito alla prese con uno dei casi più delicati di questi decenni perché contrappone libertà religiosa a libertà individuali.

Mercoledì 4 novembre, il giorno dopo il voto per il nuovo inquilino della Casa Bianca, i nove giudici della Corte hanno ascoltato le ragioni dei contendenti. Il tema in questo caso è l’adozione.

Sharonell Fulton e Toni Simms-Busch sono una coppia lesbica. Fulton in questi anni, da single, ha avuto la tutela affidataria di oltre 40 minori, sempre in un’ottica di mantenimento di relazioni con i genitori biologici, ove possibile. Una scelta di grande generosità. Ora che le due formano una coppia sono iniziati i problemi.

Sebbene in passato la Corte suprema abbia stabilito che le coppie dello stesso sesso hanno diritto al matrimonio e sebbene oramai le leggi federali proteggono i soggetti Lgbtqi da possibili discriminazioni in ambito lavorativo, sul tema dell’adozione rimangono alcune questioni aperte. 

La storia è questa: fra le agenzie di affidamento di minori della città di Philadelphia ne esiste una gestita dall’arcidiocesi cattolica. Un’inchiesta del giornale “The Philadelphia Inquirer” nel 2018 rivela che l’agenza cattolica non colloca bambine e bambini in affidamento a coppie dello stesso sesso, poiché ovviamente la Chiesa cattolica non riconosce i matrimoni omosessuali. Fulton e Simms-Busch si rivolgono proprio a quell’agenzia sia per la loro fede cattolica sia perché in passato avevano già collaborato positivamente con essa.

I funzionari comunali dei servizi sociali della città chiedono all’agenzia di conformarsi ai suoi requisiti, che vietano ogni sorta di discriminazione in base all’orientamento sessuale. Ovvio il diniego cattolico, e di conseguenza l’amministrazione decide di non rinnovare il contratto all’agenzia, che vanta una lunghissima e consolidata gestione di affidi. Qui sta il punto: l’agenzia di affido ritiene di aver subito un danno a causa di un proprio convincimento, precetto, per cui alla Corte Suprema sta il compito di chiarire quale aspetto deve prevalere. Il primo emendamento della Costituzione statunitense difende la libertà religiosa da qualsiasi interferenza statale, e la giurisprudenza negli ultimi decenni ha fatto prevalere spesso tale aspetto. Come dimostra ad esempio nel 2018 nel caso del fornaio del Colorado che si era rifiutato di creare una torta per il matrimonio fra due persone dello stesso sesso. La vicenda giunse fino alla Corte Suprema che diede ragione al pasticcere, creando però un pericoloso precedente sul rischio di limitazione delle libertà delle coppie omosessuali. 

Le organizzazioni per i diritti civili temono che una eventuale sentenza favorevole alla società cattolica di affidi possa rappresentare una ulteriore limitazione delle libertà individuali. Sei su nove giudici sono cattolici e conservatori per cui gli analisti immaginano che la sentenza, prevista per il prossimo anno, possa cercare una via per salvaguardare l’attività del servizio di affido, ad esempio garantendo la loro possibilità di rifiutare coppie dello stesso sesso a condizione di fornire riferimenti di altre agenzie laiche. Ma la tendenza denunciata da più parti è di un peso sempre maggiore dell’aspetto religioso nella società americana. Un ritorno ai tempi dei pionieri che si scontra con una società in evoluzione. Una sfida per i giudici, per la società civile, per la democrazia, fra norme anti discriminazioni e libero esercizio della fede. Due tribunali di grado inferiore hanno dato ragione alla città di Philadelphia contro l’agenzia dell’arcidiocesi. Ma la Corte Suprema difficilmente si esprimerà alla stessa maniera. Dei bambini e del loro diritto a vivere in un ambiente sereno, indipendentemente da qualsiasi aspetto, non vi è traccia della discussione. Il bene supremo del minore non è il punto in questione evidentemente. Il punto è fin dove religione e Stato laico possono andare a braccetto.