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Riafferrare l’orizzonte di Dio

Il giorno del Signore viene, è vicino
Gioele 2, 1

Noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia
II Pietro 3, 13

Come predicare in tempo di crisi? Come far arrivare ai cuori la parola profetica “il giorno del Signore viene, è vicino” senza che il messaggio suoni come apocalittica resa dei conti, fomentatrice di un clima di già diffusa paura? Il profeta Gioele, che predica a gente spaventata da eventi distruttivi, gente dalla vita stravolta, in ansia per il futuro, osa scuotere le coscienze già scosse con una parola forte. Come gettare benzina sul fuoco. Perché è il fuoco di una fede viva che va riacceso proprio nei momenti in cui si prende coscienza della nostra vulnerabilità. È evidente che camminiamo su sabbie mobili, che la cifra delle nostre esistenze è la precarietà e ogni tentativo di renderci stabili, di costruire le nostre certezze accumulando tesori sulla terra dove tignola e ruggine consumano, è illusione. Gli antichi profeti non temono affatto che la dimensione escatologica risulti un’astrazione che distoglie l’attenzione dall’attualità del tempo. Al contrario. Riafferrare l’orizzonte di Dio è l’unico modo per ribaltare l’esistente stretto nella gabbia della materialità, del bisogno di possesso e di dominio. Gli antichi profeti non sono teneri, accondiscendenti, omologati al potere di turno. Non nascondono che il giorno del Signore è giorno severo che svela ogni menzogna. Non nascondono che fino all’ultimo il Signore ci chiede impegno, innanzitutto di guardarci allo specchio. E neppure nascondono che è proprio in questa opera rivelatrice che sta la verità dell’amore di Dio dove trovare, lì sì, la consolazione del ritorno a casa del figliolo che sembrava perduto. Sentire con tutta la nostra anima, con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutte le nostre forze, che il giorno del Signore è vicino, è già grazia.