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«Stop alla terapia di conversione»

«Chiediamo che sia fatto tutto il possibile per porre fine alle pratiche comunemente note come “terapie di conversione” che mirano a cambiare, rimuovere o cancellare l’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione di una persona, e chiediamo che queste pratiche dannose siano bandite».

Questo estratto proviene da una dichiarazione firmata da più di 370 leader religiosi e laici in nome della «sacralità della vita e della dignità di tutti», pubblicata a dicembre su iniziativa della “Commissione interreligiosa mondiale LGBT+”, con sede a Londra, che mira a interpellare l’opinione pubblica sui pericoli di queste iniziative volte a cambiare l’orientamento sessuale di una persona. «Incoraggiamo tutti i credenti a firmare questa dichiarazione, al fine di inviare un messaggio chiaro a tutti i paesi che gli insegnamenti religiosi non tollerano i pregiudizi e non dovrebbero mai essere usati per giustificare la discriminazione», ha detto Jayne Ozanne, direttora della Global Interfaith Commission.  Un sondaggio del 2018 fra più di 100 mila membri della comunità Lgbt britannica ha evidenziato che il 2 per cento è stato sottoposto a terapie simili e che a un altro 5 per cento è stato proposto, spesso con conseguenze traumatiche.

La Dichiarazione riconosce inoltre che «alcuni insegnamenti religiosi hanno spesso, nel corso dei secoli, causato e continuano a causare profondo dolore e offesa» alle persone LGBT + e hanno «creato e continuano a creare sistemi oppressivi che alimentano l’intolleranza, perpetuano l’ingiustizia e si traducono in violenza».

Questioni di sessualità e identità di genere hanno causato ad esempio aspre divisioni all’interno della Comunione anglicana globale, guidata dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, per decenni. I dirigenti della Chiesa in paesi come Nigeria, Uganda e Ruanda sostengono il tradizionale insegnamento biblico sulla questione. Tuttavia, Sarah Mullally, vescovo di Londra e numero tre nella Chiesa d’Inghilterra, ha inviato un messaggio di «sincero incoraggiamento» agli autori della Dichiarazione. «Quando gli insegnamenti cristiani vengono distorti per incitare alla violenza, questo è un terribile abuso del messaggio del Vangelo», ha detto.

La dichiarazione è stata firmata dai leader della chiesa anglicana in Scozia e Galles. Paul Bayes, il vescovo di Liverpool, è co-presidente della Global Interfaith Commission on LGBT + Lives e ha dichiarato: «Per troppo tempo gli insegnamenti religiosi sono stati utilizzati in modo improprio – e vengono ancora utilizzati in modo improprio – per causare profondo dolore e offesa a coloro che sono lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali. Questo deve cambiare».