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Insieme alla tavola del Signore?

L’Ospitalità Eucaristica è una prassi vissuta in alcune comunità su base individuale. Una prassi non codificata quindi, che vede da un parte l’invito di una comunità e dall’altra la scelta personale di coglierlo con un atto di consapevole trasgressione delle regole, senza per questo voler mancare di rispetto a nessuno. Che sia un tema caldo, quasi scottante, che viene vissuto come importante sia nelle chiese evangeliche che in quella cattolica, è parso evidente in tutti gli interventi del dibattito online sul tema “Ospitalità Eucaristica tra norma e coscienza”, organizzato dal gruppo ecumenico “Spezzare il pane”.

Invitati ad intervenire il Decano della Celi, la Chiesa luterana in Italia Heiner Bludau, la Presidente della Commissione discipline delle Chiese Metodiste e Valdesi Danielle Jouvenal, il Direttore dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo della Chiesa Cattolica Romana della diocesi di Caserta, Edoardo Scognamiglio, ed il Presidente del Segretariato Attività Ecumeniche, Piero Stefani.

Le quattro parole chiave del dibattito sono state trasgressione, coscienza, individualità e rispetto. Ci vogliono coraggio, motivazione e decisione per trasgredire, per fare delle scelte individuali magari controcorrente ma non contro discipline e regolamenti ufficiali. La cosa importante è che questa trasgressione rimanga confinata nell’ambito delle scelte individuali e non si traduca in una critica del regolamento della chiesa ospitante. La Chiesa Cattolica è in forte ritardo per quanto riguarda la via dell’ecumenismo, ma in questo può essere aiutata e può contare sull’aiuto dalle Chiese Evangeliche. Ma vediamo in breve le posizioni emerse dal dibattito online, seguito da 78 persone.

La discussione si è svolta in parte facendo riferimento ad un documento pubblicato dal gruppo ecumenico “Spezzare il pane” presso l’editrice Claudiana dal titolo “Ospitalità Eucaristica: in cammino verso l’unità dei cristiani” a cura di Margherita Ricciuti e Pietro Urcuoli, che ha moderato il dibattito.

Sorprendente è stato l’intervento di Edoardo Scognamiglio. Il direttore dell’Ufficio Ecumenico e del Dialogo Interreligioso della Diocesi di Caserta, che ha parlato con grande franchezza di un forte ritardo della chiesa cattolica su questi temi. «Ci vuole del coraggio come cattolici per rivedere alcuni passi dell’ordinamento, dovremmo superare la prospettiva canonica ed arrivare ad accogliere i fratelli nella fede cristiana non solo per necessità». Per Scognamiglio l’ospitalità eucaristica è possibilità e dono al tempo stesso.

Pietro Urciuoli ha invece invitato tutti a pensare le Chiese non solo come istituzioni. «Più che andare “contro” si tratta di un andare “oltre” con una decisione voluta, una trasgressione cosciente».

Heiner Bludau, Decano della Celi, ha ricordato poi l’esempio delle prime comunità cristiane. «Sulla via dell’ecumenismo – ha detto il Decano, bisogna aprirsi all’altro. Infatti, noi luterani invitiamo tutti i battezzati alla Santa Cena. Ma sia chiaro che questo invito resta sul piano personale e non è un invito ad accettare i nostri dogmi e la nostra religione». Secondo Bludau, «l’ecumenismo dovrebbe essere vissuto come invito e voglia di conoscersi meglio. Un incontro nel rispetto della diversità, senza la ricerca ossessiva di un denominatore comune, e soprattutto, senza voler cambiare l’altro».

Danielle Jouvenal, avvocata e Presidente della Commissione discipline della Chiesa valdese, ha ricordato la diversità dell’ordinamento della sua Chiesa rispetto a quello cattolico riguardo alla Santa Cena. «Nella Chiesa Valdese la Santa Cena è aperta a tutti, non ci sono limiti per i celebranti e non è prevista l’esclusione per motivi disciplinari». Per lei stessa, per i valdesi quindi il problema della disobbedienza sfuma sino quasi a comparire. «Peccato che, di norma, chi mi invita debba violare un regolamento».

 

Foto via Pixabay