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Post antisemiti: la Comunità ebraica di Torino denuncia la consigliera Monica Amore

Se la politica non fa abbastanza, ci pensi la magistratura. Con questa logica la Comunità ebraica di Torino ha deciso di affidare all’avvocato Tommaso Levi l’incarico di depositare una denuncia per diffamazione con l’aggravante dell’odio razziale nei confronti della consigliera comunale di Torino Monica Amore. La consigliera 5 stelle si era resa protagonista martedì 9 febbraio di un episodio riprovevole, pubblicando sulla sua pagina Facebook un collage di testate giornalistiche del gruppo Gedi, decorate con immagini evidentemente antisemite raffiguranti due caricature di uomini con le quali a cavallo tra la fine dell’800 e la seconda guerra mondiale, venivano raffigurati gli ebrei a scopo discriminatorio. Le pubbliche scuse della consigliera, che ha immediatamente rimosso il post, e la presa di distanze della sindaca Chiara Appendino e del leader pentastellato Luigi Di Maio, non sono state ritenute sufficienti dalla comunità ebraica torinese che si sarebbe aspettata una presa di posizione più netta come spiega il suo presidente, Dario Disegni: «Immediatamente dopo l’episodio avevamo chiesto che la consigliera in questione rassegnasse le dimissioni dall’incarico pubblico che ricopre indegnamente in una città che, tra l’altro, è medaglia d’oro alla Resistenza. In seguito alla risposta negativa di Monica Amore, abbiamo chiesto al Movimento Cinque Stelle se un comportamento di questo genere da parte di una sua esponente fosse compatibile con la linea del movimento stesso e, non avendo ricevuto risposta dopo tre giorni, abbiamo deciso di sporgere denuncia: non essendo la politica stata in grado di dare una risposta a questo gravissimo episodio, ci penserà la magistratura».

A occuparsi del procedimento sarà il pm Emilio Gatti, il procuratore che coordina tutte le indagini che hanno sullo sfondo i temi discriminatori, oltre a quelle di terrorismo. Vicende che purtroppo registrano numeri in crescita, dalle scritte razziste in giro per la città, alle incursioni antisemite nei webmeeting e che, nell’ultimo periodo, hanno coinvolto anche personaggi con incarichi pubblici: come il sindaco di San Francesco al Campo, che aveva diffuso sui social frasi negazioniste dell’olocausto, o i consiglieri comunali di Cogoleto, in Liguria, che avevano usato il saluto romano durante una votazione. 

Conclude Dario Disegni: «Il dilagare di episodi di antisemitismo e di discriminazione è un fatto di per sé preoccupante, ma ancora più grave se arriva da chi ricopre incarichi pubblici: qui non si tratta di opinioni su fatti qualsiasi della vita politica, ma della messa in discussione dei principi stessi della nostra costituzione. Da parte nostra continuiamo il nostro percorso di educazione, soprattutto nei confronti dei giovani, in collaborazione con tutti i rappresentanti della società, ma dall’altra chiediamo tolleranza zero nei confronti di questi episodi. Se c’è ancora qualcuno che strizza l’occhio a ideologie fondate sulla discriminazione, a quel qualcuno non può e non dev’essere permesso di ricoprire cariche pubbliche».