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Algeria, condanne per blasfemia

Il 22 febbraio, due anni dopo l’inizio dell’Hirak, il movimento che ha portato alla cacciata del presidente Abdelaziz Bouteflika, gli algerini sono tornati in piazza per continuare a chiedere una rottura con il vecchio sistema.

Ma non è solo in termini di politica che il Paese conserva i suoi vecchi riflessi. Continua la discriminazione e la violenza contro i cristiani: l’ex colonia francese è al ventiquattresimo posto nell’Indice globale di persecuzione dei cristiani 2021 stilato dall’ Ong Open Doors. Tre cristiani sono stati recentemente condannati per blasfemia, tra cui Hamid Soudad, 43 anni, che il 21 gennaio è stato condannato a cinque anni di prigione e 100mila dinari algerini di multa (620 euro).

Questa è la pena massima prevista dall’articolo 144 bis 2 del codice penale algerino. «Le autorità algerine rimproverano a Hamid Souad, convertito a Cristo nel 2001, di aver condiviso sul social network Facebook una caricatura del profeta dell’Islam, però originariamente pubblicata da un’altra persona», spiega il sito di informazione di Kabyle Tamurt. Il caso di questo padre di quattro figli non sembra isolato dal momento che «altri due cristiani della stessa regione della Cabilia sono stati condannati a sei mesi e tre anni di reclusione oltre che a multe», osserva Clémence Martin, responsabile della comunicazione di Open Doors. «La situazione dei cristiani algerini di origine musulmana è davvero delicata», aggiunge.

Clémence Martin rileva sia in corso «una reale pressione contro la Chiesa protestante d’Algeria che non ha ancora ottenuto il riconoscimento ufficiale» ma anche una specifica molestia nei confronti dei «convertiti dall’Islam». “«l governo non li lascia soli, impedisce loro di incontrarsi, li accusa ingiustamente di fare proselitismo sulla base dell’ordinanza del 2006, che stabilisce le condizioni di pratica per i culti non musulmani e costituisce una vera spada di Damocle su questi cristiani». Inoltre, alcuni sono accusati di blasfemia. Il rappresentante di Open Doors ha rilevato, attraverso queste accuse, come attraverso la chiusura di tredici edifici cristiani da parte delle autorità dal 2017, la preoccupazione del governo per l’aumento del numero dei convertiti.

Salaheddine Chalah, presidente della Chiesa protestante d’Algeria il 17 ottobre ha denunciato, in un video postato su Facebook, il fatto che le chiese protestanti, a differenza delle moschee e delle chiese cattoliche, non fossero state ufficialmente autorizzate a riaprire nell’ambito dell’allentamento delle misure sanitarie. 

 

Foto da Emcitv.com