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Si sblocca, in parte, il fermo delle navi di soccorso nel Mediterraneo

La nuova nave di salvataggio dell’organizzazione di umanitaria di soccorso alle persone migranti “Sea-Eye” è stata battezzata domenica nel porto di Rostock, nel nord della Germania.

La “Sea-Eye 4” dovrebbe salpare per il Mediterraneo all’inizio dell’estate per soccorrere i rifugiati in difficoltà.

«Il battesimo della “Sea-Eye 4” è un segno importante di umanità e di difesa pratica dei diritti umani – ha affermato Claudia Roth (Verdi), vicepresidente del Bundestag e membro di “Sea Eye”-. Sono i soccorritori civili in mare a sostenere i valori fondamentali dell’Unione europea».

La nuova nave è stata in gran parte finanziata dall’alleanza “United4Rescue“, in cui è coinvolta quale partner principale la Chiesa evangelica in Germania (Ekd).

I costi per acquisizione, trasformazione e trasferimento sono di circa un milione di euro.

Secondo “Sea-Eye” sono necessarie ulteriori donazioni per garantire al meglio le prime missioni. È la seconda nave dopo la “Sea-Watch 4” che viene inviata nel Mediterraneo per soccorrere i rifugiati con l’aiuto delle donazioni della chiesa protestante tedesca e di moltissime realtà associative tedesche, ben 732 al momento.

Il padrino della “Sea-Eye 4” è il diciannovenne Alpha Jor Barry. È stato uno dei primi 17 rifugiati salvati dalla nave “Alan Kurdi” il 29 dicembre 2018 nel Mediterraneo.

La nuova nave ha quasi 50 anni ed è lunga 55 metri e finora ha trasportato materiali da costruzione sul Mar Baltico. Diverse dozzine di volontari stanno lavorando alla preparazione della nave di soccorso dall’ottobre 2020. 

Intanto si è finalmente sbloccata la situazione dell’altra nave acquistata dalla coalizione “United4Rescue” e bloccata nel porto di Palermo da ben 6 mesila “Sea-Watch 4” per l’appunto.

La “Sea-Watch 4”, che l’alleanza United4Rescue ha acquisito lo scorso anno grazie a donazioni private ed è stata attrezzata come nave di soccorso, si trovava nel porto di Palermo da settembre dopo la sua prima missione, durante la quale ha salvato 353 migranti alla deriva. Sea-Watch aveva presentato ricorso dinanzi al tribunale amministrativo di Palermo (Tar), ricorso che ora è stato accolto. Il tribunale ha accolto la richiesta di sospensione in attesa che a pronunciarsi sul caso sia la Corte di Giustizia europea, coinvolta per competenza dagli stessi giudici siciliani lo scorso dicembre.

«Sea-Watch ha accolto con soddisfazione questa decisione – si legge nella nota diramata ieri dalla Ong -. Riteniamo infatti che l’utilizzo dei fermi amministrativi da parte delle autorità italiane per bloccare le navi umanitarie sia illegittimo e inaccettabile».

Il Tar, spiega Sea Watch, «ha chiarito che la sicurezza della navigazione è assicurata dallo Stato di bandiera e dal comandante della nave in caso di situazioni che richiedono un intervento di emergenza, sottolineando come – in ogni caso – il trasporto dei naufraghi a bordo è limitato al tempo strettamente necessario al loro sbarco in un luogo sicuro. Alle nostre navi è stato invece contestato di trasportare a bordo troppe persone, quando sono proprio l’inazione, l’assenza di mezzi e la colpevole omissione dei soccorsi da parte delle autorità italiane ed europee a determinare le circostanze in cui gli assetti umanitari sono lasciati soli a soccorrere numeri elevati di persone, che non possono certo essere abbandonate in mare perché troppe».

«A testimonianza della necessità della nostra presenza in mare, in soli tre giorni, fra il 26 e il 28 febbraio, nella sua prima missione dopo sette mesi di blocco forzato, Sea-Watch 3 ha soccorso 363 persone e stabilizzato un’imbarcazione in pericolo con 90 naufraghi a bordo», sottolinea la ong.

Sea-Watch 3, l’altra nave della Ong, è partita dal porto di Burriana, in Spagna, dopo il fermo amministrativo notificato  nel mese di luglio a Porto Empedocle.

Nelle scorse settimane, le autorità spagnole hanno effettuato un’ispezione sulla nave Sea-Watch 3 e ne hanno verificato la conformità con le norme di sicurezza, già riconosciuta, per altro, dalle autorità competenti dello Stato di bandiera, la Germania. Con la certificazione della sua idoneità a operare, Sea-Watch 3 è tornata quindi in mare, soccorrendo subito centinaia di persone in fuga dalla Libia.

«Oltre alle nostre navi – conclude il comunicato – , anche altri quattro assetti civili di ricerca e soccorso, e il nostro aereo di monitoraggio Moonbird, sono stati colpiti da fermi del governo italiano nel corso del 2020. Le conseguenze della nostra assenza nel Mediterraneo Centrale, unite alle omissioni degli assetti istituzionali italiani ed europei e al loro coinvolgimento in intercettazioni da parte della cosiddetta guardia costiera libica, hanno portato, dall’inizio del 2020 a oggi, alla morte di quasi mille persone e al respingimento illegale in Libia di circa 18mila».

Il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, si è detto sollevato per il rilascio della nave Sea Watch 4 : «Sono grato e sollevato dalla decisione del tribunale italiano. L’Europa non deve limitarsi a guardare. Ognuno è fatto a immagine di Dio. Ogni singola vita umana è preziosa. Ecco perché è così importante che almeno i soccorritori civili in mare siano presenti e possano salvare vite umane. Il rilascio della nave era atteso da tempo».