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«La Svizzera deve accogliere di più, ora!»

«La nostra offerta è caduta nel vuoto»: città, associazioni, chiese e comunità locali, nonché numerosi esponenti del mondo della cultura e della politica – raccolti sotto lo slogan #EvacuareOra! – ieri a Berna, capitale della Svizzera, hanno reiterato la loro disponibilità ad accogliere e assistere i profughi bloccati sulle isole greche.

«La Svizzera può e deve fare di più», così recitava un anno fa l’appello di Pasqua promosso da un centinaio di organizzazioni umanitarie, associazioni, ONG e ambiti ecclesiastici, e firmato da più di 50’000 persone. Tra i primi firmatari figurano diversi esponenti di chiese, quali il teologo riformato Pierre Bühler; la pastora Sibylle Forrer; Karin Ottiger, co-direttrice dell’Unione Svizzera delle donne cattoliche; la teologa Elisabeth Gangloff Parmentier dell’Università di Ginevra; Urban Federer, abate del convento di Einsiedeln; mentre dal Ticino ha firmato l’appello Dick Marty, ex-consigliere di Stato ed ex-procuratore del cantone.

In ottemperanza alle misure anti-Covid, la richiesta reiterata oggi al Consiglio federale e al Parlamento, è stata accompagnata sulla Bundesplatz della capitale da una “manifestazione di sedie vuote”, a simboleggiare i posti disponibili nelle strutture di accoglienza in Svizzera. «Il numero di domande d’asilo in Svizzera è ai minimi storici – si legge nell’Appello, che prosegue -, il nostro Stato ha i mezzi finanziari, la disponibilità di spazio e le risorse umane per accogliere molti rifugiati e prendersi cura di loro».
In questi mesi la Svizzera ha consentito solo il ricongiungimento familiare, come previsto dall’art. 8 del regolamento di Dublino. Dopo i devastanti incendi del campo di Moria su Lesbos, che hanno lasciato 12’000 persone senza riparo, la Svizzera ha portato sul posto degli aiuti umanitari, in particolare tende, materiale per il trattamento delle acque e del materiale medico per fermare la propagazione del Covid-19 e trattare le persone contagiate. La Svizzera ha anche accolto 97 minori non accompagnati provenienti dalle isole del mar Egeo.

Per i promotori della campagna l’accoglienza di queste poche decine di rifugiati è positiva, ma rimane ampiamente insufficiente. «Il Consiglio federale aveva deciso, nell’ambito del suo programma di reinsediamento, di ammettere in Svizzera un contingente di 1600 persone rifugiate particolarmente vulnerabili per il 2020/21. Ad oggi però sono state ammesse solo 330. Inoltre, nel 2020 nel nostro paese sono state depositate solo 11’041 domande d’asilo, ovvero 3228 in meno rispetto al 2019 (-22,6%). Si tratta della cifra più bassa registrata dal 2007» fa sapere Amnesty International. 

A Moria le autorità hanno allestito un sito d’urgenza, dove attualmente vivono circa 6900 persone, nonostante la sua capacità massima sia stimata di 3500 posti. Inoltre, il nuovo campo è installato su un vecchio campo di tiro militare. Come ammesso dallo stesso governo ellenico, il terreno è contaminato da piombo che in alcuni punti supera di molto il limite legale e potrebbe rappresentare dei rischi sanitari per le persone costrette a viverci. 

Di fronte alla situazione attuale sulle isole greche la richiesta avanzata oggi dai sostenitori della campagna #EvacuareOra! è: Il governo sostenga un’evacuazione completa del campo di Moria da portare a termine con i paesi dell’Unione europea, mentre viene auspicata una entrata in materia da parte della Consigliera federale Karin Keller-Sutter per quanto concerne la proposta delle città di accogliere persone rifugiate.

Tratto da VoceEvangelica

 

Foto: Twitter – Amnesty Suisse