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Chiese protestanti in Europa: allargare l’orizzonte

– A metà marzo si è svolto via web un incontro sul tema Che cosa possiamo imparare dal Coronavirus?, organizzato dalla Comunione di chiese protestanti in Europa (Ccpe) Ne abbiamo parlato con il segretario generale, pastore Mario Fischer, per capire le sfide che la pandemia pone alle chiese: queste ultime si sentono all’altezza di questa situazione? oppure la pandemia ha accentuato una situazione di incertezza?

«Non siamo ancora alla fine della pandemia, quando potremo svuotare la nostra sapienza come una brocca piena di esperienza. Ma alle chiese viene richiesto un orientamento ora, ed esse hanno bisogno di orientamento ora. Dunque abbiamo pubblicato il documento Essere chiesa insieme nella pandemia come riflessione provvisoria e abbiamo invitato le chiese membro a questa consultazione, in cui potevano scambiarsi le loro esperienze, idee, paure e speranze. Molte chiese non hanno visto delle sfide “diaconali” in questa crisi, mentre per altre chiese le sfide nel campo sociale sono state enormi. Non siamo ancora nella condizione di trarre un insegnamento teologico dalla crisi, ma abbiamo già delle prime acquisizioni: nella pandemia osserviamo che la novità della situazione fa sì che tanta gente (anche in posti di responsabilità) agisca timidamente e spinta dalla paura. Ma la paura non deve essere la nostra molla. Infatti Dio ci ha dato uno spirito “non di timidezza, ma di forza e d’amore e di autocontrollo” (2 Tim 1, 7). D’altra parte dobbiamo di nuovo discutere la nostra comprensione della natura, della creazione e di come Dio interviene nel corso del mondo».

– Nell’incontro di marzo e nel documento si ritrovano quattro aspetti della vita delle chiese: LeiturgiaMartyriaDiaconiaKoinonia. Qual è la loro importanza?

«Negli ultimi decenni questi quattro aspetti per descrivere la missione delle chiese erano molto importanti, eravamo consapevoli che l’essenza della chiesa si mostra non solo nel culto, ma tocca queste dimensioni. All’inizio della pandemia tante chiese erano incerte su come affrontare sfide totalmente nuove. Il documento le incoraggia, dicendo: anche nella situazione di questa crisi, fate per prima cosa quello che sapete fare meglio: siate chiesa e non dimenticate tutte le dimensioni della missione delle chiese. Considerate le dimensioni di LeiturgiaMartyriaDiaconia e Koinonia anche nella crisi. Tante chiese si sono dimostrate riconoscenti, perché spesso si erano concentrate sul solo culto. E molte chiese erano esclusivamente impegnate a tradurre le indicazioni governative a disposizioni praticabili per la loro attività. La strutturazione del documento aiuta le chiese ad allargare l’orizzonte, a dare una priorità alle molteplici sfide e a concentrarsi sui singoli soggetti. Non lasciamoci imporre la nostra missione dalla pandemia, ma confrontiamoci con essa dal punto di vista della nostra missione».

– Il documento più importante nell’Assemblea della Ccpe (Basilea 2018) affrontava il tema della “teologia della diaspora”, come strumento di “auto-interpretazione” delle chiese. Alla luce della pandemia, era giusto: il futuro delle chiese sarà quello di una grande diaspora?

«Nel documento Essere chiesa insieme in una pandemia abbiamo presentato esempi di buone pratiche da parte di chiese che vivono in una situazione di minoranza. Abbiamo da imparare soprattutto da queste chiese “di diaspora”, che non hanno privilegi, che come chiese possono intrecciarsi con la società. Queste chiese spesso ricreano delle reti con altri stakeholder e contano sulle reti ecumeniche esistenti. A titolo esemplificativo, si può vedere come le chiese in diaspora colpiscano nel segno identificando le sfide portate dalla pandemia. Vediamo un cambio di prospettiva: per decenni le chiese protestanti in Europa avevano cercato un orientamento teologico in Germania o Svizzera. Oggi le chiese di maggioranza sanno che la loro consistenza nei prossimi anni si ridurrà. Dunque, diventiamo più consapevoli degli approcci delle chiese che vivono la situazione di diaspora. La stessa espressione “chiesa in diaspora” considera questo cambiamento: mentre la formulazione “chiesa di minoranza” pone l’accento su una perdita numerica, l’espressione “chiesa in diaspora” sottolinea la diversità delle reti di relazioni in cui vivono le chiese e che sono semi di Dio nella società e nel mondo».