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I 95 anni di Jürgen Moltmann

lI presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, si felicita con il professor Jürgen Moltmann nel giorno del suo 95° compleanno oggi giovedì 8 aprile, e rende omaggio alla sua opera teologica:

«Jürgen Moltmann è uno dei teologi più importanti del XX secolo. Ancora oggi trasmette le sue idee e riflessioni alle nuove generazioni. Generazioni di teologi in tutto il mondo si sono preparati per i loro esami con la sua teologia. Molti di loro ne furono notevolmente influenzati. Anch’io mi conto tra loro. La teologia di Moltmann è una teologia pubblica della speranza che unisce il personale e il politico. Può scrivere sulla morte e sull’aldilà tanto in modo sostanziale e toccante quanto può scrivere sulla giustizia, la pace e l’integrità del creato. Insieme alla sua defunta moglie, la teologa femminista Elisabeth Moltmann-Wendel, ha aperto le porte al mondo per molti giovani teologi.

In tutto questo, Jürgen Moltmann è sempre rimasto umano per primo. Per me è sia un amico che un compagno. Ringrazio Dio in questo giorno per i 95 anni di benedizioni che ha dato alla vita di Jürgen Moltmann e per tutte le benedizioni che sono derivate dalla sua vita per così tante persone, tra le quali posso contare anche me stesso».

Come ricordava in un articolo il decano della Facoltà valdese di Teologia, pastore Fulvio Ferrario, «Diventato pastore, Moltmann presta servizio nella comunità di Bremen-Wasserhorst. I cinque anni di pastorato determinano l’attenzione nei confronti di quella che egli chiama «teologia del popolo», cioè delle esigenze spirituali della cosiddetta «gente comune», allora particolarmente provata dalla guerra e dalle sue conseguenze. Moltmann sottolinea spesso che la sua successiva produzione teologica rimarrà legata all’esperienza pastorale: egli non appartiene a quel tipo di teologi che intende separare la cattedra dal pulpito, il che non è senza rapporto col dato di fatto che i suoi sono tra i testi teologici più letti in assoluto in tutto il mondo. Il lavoro pastorale non gli impedisce di conseguire il dottorato in teologia e, nel 1958, egli accetta l’incarico di docente nella facoltà ecclesiastica (non appartenente, cioè, a un’università statale) riformata di Wuppertal. Qui nasce l’opera che lo renderà famoso, la Teologia della speranza: un testo audace e innovatore che, egli afferma, non avrebbe potuto essere scritto nell’ambiente accademicamente più pretenzioso delle facoltà statali. In questi anni Moltmann si confronta con la «teologia dell’Antico Testamento» di Gerhard Von Rad (1901-1971), Walther Zimmerli (1907-1983), Hans Walter Wolff (1911-1993), Hans-Joachim Kraus (1918-2000) e, naturalmente, con il pensiero di Rudolf Bultmann (1884-1976), allora dominante. Ma è soprattutto nel discepolo e critico di Bultmann, Ernst Käsemann (1906-1998), che egli trova le idee esegetiche fondamentali per la sua opera teologica. Secondo Käsemann l’apocalittica, lungi dall’essere un’escrescenza mitologica sul terreno dell’annuncio cristiano, pone la domanda teologicamente decisiva, quella della signoria di Dio in questo mondo, sottolineando così la valenza drammaticamente politica dell’escatologia.» 

A questo link è disponibile l’intervista che il capo redattore della trasmissione televisiva Protestantesimo Marco Davite fece a Moltmann nel 2018, quando il teologo si trovava in Italia per partecipare al convegno ecumenico “Un Creato da custodire”.