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La resistenza delle donne, politica nuova a 360 gradi

Un diversificato paesaggio di resistenze femminili viene disegnato attraverso gli incontri che Federica Tourn racconta nel suo libro Rovesciare il mondo. I movimenti delle donne e la politica. Resistenza alle destre religiose e politiche che in molte parti del mondo cercano di riproporre un ordine cosiddetto “naturale”; resistenza alle violenze e al controllo del corpo femminile; resistenza in nome della libertà riproduttiva e della libertà di movimento e di pensiero.

Sono l’audacia e la fiducia di poter rovesciare il potere patriarcale ciò di cui parla il libro. Una utopia immaginata e a tratti messa in pratica, come nei villaggi curdi egualitari e democratici. Alcune storie raccontate nella scrittura felice di Federica Tourn sono più scure, dominate da cappe di oppressione da cui i movimenti di donne cercano libertà. È questo il caso del movimento Femen ma anche delle donne che in Polonia si battono contro leggi antiabortiste e liberticide. Altre storie sono piene di fiducia perché raccontano spazi di libertà vissuti pienamente, come l’esperienza svedese.

In questo libro si rende visibile un lavoro giornalistico durato a volte anni, di incontri che Federica Tourn ha cercato e poi ritrovato, di interviste e scavo nelle fonti, come nel caso del Tribunale delle donne di Sarajevo. Un lavoro che l’autrice dispiega davanti a noi a partire da uno sguardo di donna, capace di abitare i margini di un mondo non fatto per essere abitato dalle donne, ma in cui esse aprono continuamente delle brecce per poter respirare un’aria di libertà che coinvolge tutti.

Un tema specifico che sta a cuore all’autrice è quello dell’aborto. Perché porta con sé il tema del controllo del corpo femminile, perché affonda le radici in concezioni religiose che legittimano il dominio maschile sulla generatività femminile. Il divieto di aborto è diventato un’ossessione dei governi eletti negli ultimi tempi e dei movimenti pro-life in ogni parte d’Europa e negli Stati Uniti. Questo tema ha degli accenti specifici in Italia, legato com’è all’obiezione di coscienza dei medici e a movimenti di destra come quello che ha organizzato il congresso di Verona 2019.

Sembrano rinverdire lo slogan fascista “Dio, patria e famiglia” facendo opposizione a qualsiasi forma di famiglia che non sia quella eterosessuale e patriarcale, secondo loro sanzionata dalle radici bibliche (queste sconosciute, viene da dire!). Si crea così un fronte antiabortista molto “ecumenico” (evangelici, cattolici, ortodossi, ma anche ebrei e musulmani) contro le nuove forme di famiglia e di amore e contro tutte le identità libere dall’eteronormatività. Scrive la filosofa politica Giorgia Serughetti citata dall’autrice: «Al di là dell’esigenza mai sopita di mantenere sotto controllo la sessualità femminile, oggi questi movimenti hanno cambiato strategia, puntando sulla preoccupazione per la denatalità: giocano meno sulla sponda del divieto morale e fanno leva sull’insicurezza economica e sociale», sostenendo quindi politiche anche razziali, con lo spauracchio della sostituzione di popolazioni migranti molto più giovani e attive a quella europea più vecchia e benestante.

Il libro oscilla quindi tra pagine più politiche che affrontano i nodi del razzismo e del patriarcato, e pagine in cui il racconto si fa più narrativo. A questo si aggiungono alcune interviste dedicate alla situazione italiana e alla Casa internazionale delle donne di Roma. Nel dibattito femminista italiano, preso tra il pensiero della differenza, che difende categorie ontologiche del femminile e rifiuta anche di sostenere la legge Zan, vista come portatrice di confuse definizioni identitarie, e i movimenti per i molteplici diritti sessuali, l’autrice si schiera con il movimento “Non una di meno”. E la sua attenzione va soprattutto verso le nuove generazioni di donne, alcune giovanissime come Greta Thunberg e le ragazze dei Fridays for Future.

C’è spazio anche per la chiesa cristiana in questa rassegna, non solo in quanto fautrice in molti modi di una legittimazione patriarcale del mondo, ma anche attraverso la pratica delle attiviste tedesche di Maria 2.0, un movimento nato dall’indignazione per gli abusi sessuali nella chiesa cattolica. Il capitolo sulla Tunisia illustra invece la battaglia per diritti di cittadinanza e di eredità da parte di donne nel contesto di un Islam moderato, che fa da contesto sociale e da fede personale. Questo libro ci porta anche a riflettere sul rapporto tra cittadinanza e fede, tra diritti civili e personali e visioni religiose.

La potente introduzione narrativa sulla sorte di Flavian e delle schiave domestiche in Libano illustra nel modo migliore come la collocazione occidentale faccia anche delle femministe delle possibili complici in un mondo interrelato. Mostra nei fatti che cosa significa intersezionalità, identità occidentale, schiavitù postmoderna. Aspirare alla ribellione è allora la cifra di questo libro, che si presenta come una risorsa di resistenza che impegna a prendere parte, e a non accettare l’erosione dei diritti delle donne in nessuna parte del mondo.

* F. Tourn. Rovesciare il mondo. Palermo, ed. Aut Aut 2020, pp. 299, euro 16,00

 

Foto di Paolo Ciaberta